«Surprice XVIII» (2024) di Isabella Ducrot

Cortesia di Sadie Coles HQ

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«Surprice XVIII» (2024) di Isabella Ducrot

Cortesia di Sadie Coles HQ

Nelle opere tessili di Ducrot, ogni oggetto racconta una storia

Gli arazzi e i collage esposti dall’artista partenopea alla galleria Sadie Coles esemplificano la dimensione interiore, sognante e poliedrica

Per Isabella Ducrot, artista partenopea classe 1931, non c'è separazione tra vita e arte, ma un continuo convergere dell’una nell’altra. I suoi chimerici arazzi e collage altro non sono che il frutto dell’incontro tra le fantasie, le riflessioni, le esperienze e le storie annidate nel suo inconscio, nella dimensione soggettiva all’interno della quale la produzione dell’artista prende forma, e i media su cui queste vanno a riversarsi. Lo stesso avviene nella sua nuova personale, «Remembering Flowers», in arrivo a 8 Bury Street, sede principale di Sadie Coles, Londra, dal 28 giugno al 17 agosto. Ducrot, attiva da oltre 40 anni e da più di 60 residente a Roma, ritorna nella galleria britannica dopo «other things», inaugurata lo scorso anno. Se il suo debutto inglese ne rielaborava l’acuta osservazione dei volumi architettonici di Napoli, della cultura Asiatica e del Medio Oriente, e della domesticità in una vivace esplorazione del suo vissuto, il nuovo percorso è molto più intimo. Una nuova serie di opere, ciascuna intitolata «Surprise», testimonia il suo talento narrativo «multistrato» e la sua maestria nel celebrare l’ordinario. Ottenuta a partire dalla sovrapposizione di materiali cuciti, abbozzati o dipinti e di ritagli di carta dalla tonalità e i motivi differenti, «ogni composizione, spiegano gli organizzatori, diviene una finestra, o un portale, verso un mondo interiore».

Tanti i richiami ai viaggi intercontinentali, i quesiti filosofici e gli oggetti che hanno scandito la carriera e la biografia di Ducrot. Qui, vasi fioriti dalle tinte pastello vengono giustapposti a elementi figurativi, frammenti di stoffe ritrovate e pagine di diario scansionate, stampate e integrate in scene dall’essenza fortemente familiare. Tra i segreti nascosti nelle trame di questa collezione, accenni allo stile e alle atmosfere della tradizione estetica persiana e pensieri sparsi dedicati a Vittorio Ducrot, marito dell’artista nonché imprenditore e intellettuale, con cui scoprì il suo genio artistico. Non solo artista ma anche scrittrice, Ducrot è autrice di numerosi libri, tra cui La stoffa a quadri, La vita femminile e I ventidue luoghi dello spirito. Ad accomunare la sua prosa alle sue creazioni su tessuto e tela, una delicatezza e un approccio proprio di chi, anche a 93 anni, non smette di meravigliarsi né di porsi domande su sé stessa, il mondo circostante e l’esperienza umana. «Isabella parla come scrive: con erudizione, originalità e modestia. È piena di curiosità e determinata ad arrivare al cuore di ogni situazione», racconta la critica d’arte Jennifer Higgie. Proprio come nel caso della sua scrittura, con cui «si ostina nel raccontare qualcosa di estremamente vero», il successo delle sue opere sta nel loro mostrare ciò che si tende a ignorare. 

 

«Surprice XV» (2024) di Isabella Ducrot

Gilda Bruno, 26 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

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