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Prima personale britannica all’Ica di Londra di un’artista poco nota al di fuori dei circuiti mainstream dell’arte contemporanea
- Federico Florian
- 29 maggio 2023
- 00’minuti di lettura


«Dragon», di Moki Cherry. Foto: Nicolai Wallner
Quando Moki Cherry cucinava al Moderna Museet di Stoccolma
Prima personale britannica all’Ica di Londra di un’artista poco nota al di fuori dei circuiti mainstream dell’arte contemporanea
- Federico Florian
- 29 maggio 2023
- 00’minuti di lettura
Federico Florian
Leggi i suoi articoliFino al 27 agosto l’Ica dedica una mostra personale, la prima in Gran Bretagna, a un’artista meno nota ai più e al di fuori dei circuiti mainstream dell’arte contemporanea: Moki Cherry (1943-2009). Figura unica nel suo approccio creativo, in grado di intrecciare arte, educazione, musica e moda, Cherry, nata nel corso della seconda guerra mondiale in un piccolo villaggio della Svezia, ricevette una formazione da fashion designer.
Anno cruciale nella sua biografia è il 1963, quando incontrò il musicista jazz Don Cherry in tour a Stoccolma: fu questo il principio di una lunga relazione e collaborazione creativa, che li ispirò per ben due decenni. Quattro anni dopo, nel 1967, Moki e Don formalizzarono il loro progetto artistico e musicale, sotto il nome di «Movement Incorporated» (poi rinominato «Organic Music» o «Organic Music Theatre»): in occasione del loro primo concerto, Moki realizzò arazzi, costumi, poster e un dipinto «live» per il palcoscenico.
Fondamentale il ruolo della pedagogia nella pratica dei Cherry: nel 1970, dopo un periodo negli Stati Uniti, la coppia si trasferì in una vecchia scuola a Tågarp, in Svezia, usandola come residenza di famiglia e come spazio creativo ed educativo per artisti e bambini della zona. L’anno successivo presentarono una delle loro opere più radicali al Moderna Museet di Stoccolma: per tre mesi, Moki, Don e i loro due bambini vissero in una cupola geodetica all’interno del museo, realizzando attività e laboratori con i visitatori, dalla fotografia alla musica live e al travestimento.
Nel corso di questo esteso happening, Moki continuò a ricoprire il ruolo di madre e moglie, cucinando per la famiglia in una cucina improvvisata all’interno del museo. In mostra all’Ica sono visibili circa 30 lavori e materiali d’archivio in prestito dalla Moki Cherry Estate. Fra questi, arazzi ispirati alla filosofia buddhista del qui e ora, oltre a dipinti, disegni, collage e sculture in legno, come quella raffigurante un cuore con un pattern a camouflage.

«Dragon», di Moki Cherry. Foto: Nicolai Wallner