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Opera di Ricky Burdett

Photo: MaXXI

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Opera di Ricky Burdett

Photo: MaXXI

Ricky Burdett e le metropoli al MaXXI

Il museo ha commissionato all’artista un modello fisico dell’intero Comune di Roma in scala 1:7.500

Ricky Burdett, classe 1956, è un urbanista diverso da tutti gli altri. Ai suoi studenti insegna che occorre inventare soluzioni: che per London School of Economics, il suo «regno», è un dovere. Proveniente dalla capitale di un impero come quello britannico, ha studiato con attenzione la città eterna, come si evince dalla mostra «Roma nel Mondo», aperta al MaXXI di Roma dal 17 dicembre al 6 aprile. Ma come si può attirare l’attenzione del pubblico parlando di temi come l’urbanistica? Grazie a una buona idea il risultato è stato ottenuto: il museo ha commissionato «Terracotta Rome», un concept di Burdett e Marco Galofaro, progettato e realizzato da Modelab, acquisito nella Collezione MaXXI Architettura e Design contemporaneo, ovvero un modello fisico dell’intero Comune di Roma in scala 1:7.500 «che funziona come una tela bianca». Dal plastico amato dagli architetti e dai costruttori, ecco la terracotta, che poi ha la funzione di «far tornare con i piedi per terra» i progettisti. Anche l’altra commissione voluta dal museo, quella del progetto fotografico di Marina Caneve nell’ambito della sezione «Il Dna di Roma», con «Roma quarto giorno», serve ad esplorare la città: lo sguardo si posa su dettagli apparenti, quei punti di vista laterali che ben si coniugano con la Collezione di Fotografia del MaXXI Architettura e Design contemporaneo. Senza dimenticare che cosa è stato scritto nel libro della Genesi: il quarto giorno Dio creò il sole, la luna e le stelle.

Il miglior modo di definire Roma è marcarne le differenze con le altre capitali. Ecco così che si tratta di una città moderna, principalmente, «alle prese con sfide e potenzialità simili a quelle di altre grandi metropoli globali». Ma «a differenza di Parigi, il nucleo urbano continuo di Roma non è circondato da un entroterra politicamente frammentato». E mentre Il Cairo vanta 20 milioni di abitanti e Tokyo 40 milioni, «la capitale italiana non ha subìto una crescita tale da trasformarsi in una megalopoli». Il pericolo è stato evitato? Purtroppo no, dato che «conserva ampi spazi naturali nei pressi del mare e delle colline circostanti». Certo, quando si parla dell’ambiente si rischia il cortocircuito, scrivendo che «il patrimonio edilizio più datato e con scarso isolamento termico rallenta la transizione verso soluzioni energetiche sostenibili». Qui il passato rischia di essere visto come una palla al piede per gli esseri contemporanei e la storia come una testimonianza da leggere su un testo universitario e non da vivere in prima persona.

Qual è il problema principale? Con oltre il 75% della popolazione destinata alla vita in città entro il 2050, l’impatto delle metropoli sulla società, sull’economia e sull’ambiente è devastante. Il pregio di Burdett è compiere lo sforzo di comparare dati e parametri legati alla vita delle città e di chi le abita, oltre ai punti di vista di turisti, migranti e studiosi. Uno dei più famosi urbanisti italiani, Luigi Piccinato (1899-1983) era nato nella provincia di Verona, a Legnago, un piccolo centro dalla lunga storia, capace di far nascere personalità quali lo storico e critico d'arte Giovanni Battista Cavalcaselle e il compositore di musica sacra, lirica e classica Antonio Salieri. Piccinato è stato un recordman come autore di piani regolatori, in Italia, e quello dedicato a Roma nel 1962 indicava alla perfezione la strada del futuro, adottando una linea chiarissima, quella che «il Comune deve decidere dove e come va la città». Ovviamente, ad ogni cambio di giunta viene modificato anche il Prg, e quell’urbanistica pensata «come sintesi di azione politica e veicolo di riforme sociali ed economiche» si piega fatalmente agli interessi della quotidianità. Il tema, allora, che meriterebbe di essere affrontato in un dibattito durante questa mostra, è proprio questo: un’amministrazione comunale ha una visione sufficientemente ampia per disegnare il futuro del proprio territorio? Per un inglese è facile, perché il bene supremo di ogni suddito è l’interesse della Corona. Burdett, intanto, fornisce elementi preziosi, sottolineando la pericolosa caratteristica energivora delle grandi città. Per non parlare dell’inquinamento che nasce dai conglomerati urbani. A fronte di produzioni «fisiche» insignificanti, perché le energie vengono spese per amministrare e gestire attività virtuali, oltre che per «movimentare» quotidianamente dalle periferie masse umane che devono servire le necessità dei centri di potere.

Gianfranco Ferroni, 16 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Ricky Burdett e le metropoli al MaXXI | Gianfranco Ferroni

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