Attraverso i millenni e l’oceano, alcuni mosaici scavati dall’Università di Princeton negli anni Trenta ad Antiochia (allora nella Siria sotto mandato francese, oggi in Turchia) sono stati acquistati tre decenni più tardi dal Museum of Fine Arts (Mfa) della cittadina che si affaccia sul golfo del Messico.
Oggi il museo ha un progetto, in tre fasi, per restaurarli e migliorarne la visibilità con una nuova collocazione, sempre nei giardini ma più centrale: prima di raggiungerla l’anno prossimo, e dopo esser stati rimossi e ripuliti dalle scorie del tempo in un laboratorio all’aperto, oggi fanno parte di una mostra temporanea che ne racconta le origini.
«Antiochia recuperata. Mosaici antichi al Mfa», fino al 22 agosto, espone un mosaico di medie dimensioni e altri quattro frammenti provenienti da lussuose dimore della città prima ellenistica e poi romana: risalgono al III secolo, presentano forme geometriche colorate di pregevole fattura, che testimoniano l’eccellenza delle maestranze locali.
Ma la mostra racconta anche la spedizione pioneristica che li riportò alla luce, grazie a fotografie, lettere, giornali di scavo, disegni e filmati d’epoca, oltre ad alcune sculture, in prestito da Princeton.
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Un mosaico proveniente dalla House of the Drinking Contest
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