Un’immagine dall’edizione del 2023 di Tokyo Gendai

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Un’immagine dall’edizione del 2023 di Tokyo Gendai

Tokyo Gendai tenta di rilanciare il Giappone

Strada in salita per la fiera d’arte contemporanea nipponica che cerca di conquistare un proprio spazio nell’ormai affollato panorama asiatico

Dal 5 al 7 luglio si tiene la seconda edizione di Tokyo Gendai, la fiera internazionale d’arte (la parola «gendai» vuol dire contemporaneo) con la quale il Giappone tenta di rilanciarsi come polo d’attrazione per i ricchi collezionisti asiatici.

Le gallerie partecipanti sono 73 (lo scorso anno erano state 74), un insieme non proprio eccitante considerando che ad Art Basel, appena conclusa, il numero era quattro volte superiore. Inoltre il 40% è rappresentato da gallerie della città di Tokyo. Nessun gallerista italiano ha aderito all’invito, neanche la Galleria Continua che solitamente di fiere non se ne perde una. Spiccano comunque alcune presenze di livello come la Pace Gallery che ha annunciato l’apertura nel corso dell’anno di un proprio spazio nella capitale giapponese e Perrotin che uno spazio a Tokyo lo ha già.

Le presentazioni di rilievo che la fiera anticipa sono lo stand monografico della Pace Gallery dedicato a Robert Longo, una serie di dipinti del filippino Manuel Ocampo nello spazio della galleria Veta di Madrid, la Tang Contemporary che offrirà alcune sculture in bronzo di Ai Weiwei e la galleria Spurs di Pechino con anche opere di Anselm Reyle. Se queste sono le punte di diamante per battere la concorrenza di Art Basel Hong Kong, Frieze Seul e Taipei Dangdai, la strada appare decisamente in salita.

Giorgio Guglielmino, 03 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

Tokyo Gendai tenta di rilanciare il Giappone | Giorgio Guglielmino

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