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Mouna Mekouar, Curator at Large Fondation Beyeler Foto: Matthias Willi

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Mouna Mekouar, Curator at Large Fondation Beyeler Foto: Matthias Willi

Tutta Yayoi Kusama alla Fondation Beyeler. Intervista alla curatrice Mouna Mekouar

A Riehen (Basilea) 300 opere, di cui 130 mai esposte in Europa, per una delle più rilevanti mostre dedicate a Yayoi Kusama mai realizzate nel Vecchio Continente, tra opere storiche, lavori nuovi e due spettacolari Infinity Mirror Rooms (di cui una tra le più grandi mai allestite). 

Silvia Conta

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Alla Fondation Beyeler sette decenni della carriera di una delle artiste più influenti dell’arte dal dopoguerra a oggi si dipanano davanti agli occhi del pubblico in dieci intense sale, in cui accanto ad alcune delle sue opere più iconiche i visitatori possono scoprire lavori giovanili mai esposti prima in Europa, nuove produzioni realizzate per questo evento e due Infinity Mirror Rooms: è la prima mostra di Yayoi Kusama (1929, Matsumoto, Giappone) in Svizzera dal 1965 ad oggi, realizzata in stretta collaborazione con lei e il suo studio. La maggior parte delle opere esposte proviene dalla collezione privata di Kusama, da prestiti internazionali da collezioni private e musei, con lavori che vanno dall’adolescenza fino alla serie più recente My Eternal Soul e opere di quest’anno. All'interno dell'edificio di Renzo Piano il visitatore può immergersi in una tra le più estese Infinity Mirror Rooms dell’intera produzione dell’artista: The Hope of the Polka Dots Buried Infinity Will Eternally Cover the Universe (2019-2024), una doppia sala con l’inconfondibile pattern dei polka dots neri su sfondo giallo, che attraverso elementi gonfiabili dà origine a una foresta incantata. 

La mostra esce dall’edifico di Renzo Piano per espandersi nel giardino, dove la celebre fontana accanto all’ingresso è popolata dalle sfere di una nuova versione di Nacissus Garden (1966-2025) e poco lontano è collocata Infinity Mirrored Room. Illusion Inside the Heart (2025), un cubo metallico che grazie alle sue pareti interamente specchianti si mimetizza e riflette il paesaggio, per racchiudere un universo sensoriale. Prodotta per l'evento espositivo svizzero, è di una delle pochissime Infinity Mirror Rooms realizzate dall’artista all’aperto, in cui la percezione degli elementi all'interno della struttura viene influenzata dagli agenti atmosferici. 

Il percorso espositivo, dall’impianto rigorosamente cronologico, proietta il vistatore nella ricchezza dei mezzi artistici con cui Kusama ha lavorato nel corso degli anni, tra cui pittura, scultura, installazioni, disegno, collage, passando per happening, performance dal vivo, moda e letteratura. La mostra sarà a Basilea dal 12 ottobre 2025 al 25 gennaio 2026, per essere poi presentata al Ludwig Museum di Colonia (dal 14 marzo 2026 al 2 agosto 2026) e allo Stedelijk Museum di Amsterdam (dall’11 settembre 2026 -al17 gennaio 2027). 

Parallelamente a questo percorso espositivo, nelle sale adiacenti, è allestita la mostra: A Brief Art History of the Dot (fino al 4 gennaio 2026), una nuova e intensa rilettura della collezione della Fondation Beyeler incentrata sul punto, l’elemento minimo della pittura e uno dei motivi cardine dell'opera di Kusama. Il punto viene osservato nel suo sviluppo artistico dalla fine del XIX secolo ai giorni nostri, spaziando dal puntinismo e dall'astrazione alla pop art e all'arte contemporanea attraverso opere di – tra gli altri - Louise Bourgeois, Paul Cezanne, Max Ernst, Félix González-Torres, Wassily Kandinsky, Paul Klee, Roy Lichtenstein, Henri Matisse, Joan Mitchell, Joan Miró, Piet Mondrian, Claude Monet, Barnett Newman, Elizabeth Peyton, Pablo Picasso, Sigmar Polke, Jackson Pollock, Henri Rousseau, Doris Salcedo, Wolfgang Tillmans, Vincent van Gogh e Andy Warhol.  

La curatrice Mouna Mekouar ha raccontato a Il Giornale dell'Arte la genesi e l'unicità delle mostra di Yayoi Kusama nell’intervista qui sotto.    

Com'è nata la mostra dedicata a Yayoi Kusama?
 

«L'idea di una mostra su Yayoi Kusama alla Fondation Beyeler è nata diversi anni fa, in linea con l'interesse del museo di presentare figure di spicco dell'arte del dopoguerra e contemporanea il cui lavoro sia in sintonia con la collezione del museo. I preparativi erano già a buon punto quando la mostra ha dovuto essere rinviata a causa della pandemia COVID-19. Sono stata profondamente onorata dell’invito a curare questa mostra, che mi ha permesso di mettere in luce la poliedrica pratica di Kusama. Presentare il suo lavoro alla Fondation Beyeler offre ai visitatori un incontro completo e coinvolgente con la sua arte, un'esperienza che mi sembra tanto attesa e profondamente attuale. Partecipare a questo progetto è stata un'opportunità incredibilmente gratificante nell’entrare in contatto con il mondo visionario di Kusama». 

Come si inserisce questa mostra nella visione della Fondation Beyeler e come si colloca in relazione alla sua collezione?  

«Sebbene la Fondation Beyeler non abbia opere di Yayoi Kusama nella sua collezione, questa mostra ci ha offerto la straordinaria opportunità di far dialogare la sua straordinaria visione con il patrimonio del museo. Curarla è stato come scoprire nuove connessioni, rivelando come il lavoro dell’artista giapponese entri in risonanza con i temi centrali della collezione, aprendo nuove prospettive. Per molti aspetti, questa mostra prosegue le conversazioni iniziate dal museo con le precedenti presentazioni di artisti che all'epoca non erano presentati nella sua collezione, come Georgia O'Keeffe, Vija Celmins e Jeff Wall. Un parallelismo tra Kusama e O'Keeffe, ad esempio, rivela la loro comune ricerca di visioni profondamente personali, un'arte che preme sui confini dell'espressione pur rimanendo intimamente umana. Il lavoro di Kusama ha molti punti di contatto anche con le opere di artisti già presenti in collezione come Warhol, Newman, Rothko e Pollock. I ritmi della serialità, della ripetizione e dei modelli nella sua arte ricordano aspetti della Pop Art - Warhol, Lichtenstein e Rauschenberg - ma lei li rende sempre completamente suoi. L’aneddoto di Warhol che visita la mostra Aggregation: One Thousand Boats di Kusama nel 1962 e ne esce ispirato per la sua Cow Wallpaper, è un vivido ricordo dell’influenza di Kusama sull'avanguardia newyorkese. Tra questi artisti, Kusama ha ammirato a lungo Louise Bourgeois. Come Bourgeois, l'artista giapponese si muove fluidamente tra il personale e l'universale, utilizzando la ripetizione e la serialità per esplorare la memoria, l'identità e le questioni esistenziali. Mentre lavoravo a questa mostra, sono stato costantemente colpita da come il lavoro di Kusama - intensamente personale ma universalmente risonante, strutturato ma estatico - si dispieghi in modi che si collegano a diverse generazioni di artisti». 

La mostra è stata preparata in stretta collaborazione con l'artista e il suo studio. In quali aspetti della mostra la loro influenza è stata più significativa?  

«La mostra è stata realizzata in stretta collaborazione con Yayoi Kusama e il suo studio, un processo che stimolante e profondamente gratificante. Mi sono sentita davvero privilegiata nell’essere accolta in questo intimo rapporto di lavoro, a guadagnarmi la loro fiducia e a condividere la loro profonda conoscenza dello straordinario universo di Kusama. Visitare il suo studio in Giappone è stata un'esperienza indimenticabile. Esplorare i suoi archivi, osservare i suoi metodi di lavoro e vedere l'evoluzione delle sue idee mi ha dato spunti che vanno ben oltre le opere stesse. Questa esperienza ha influenzato tutto, dalla selezione dei pezzi al flusso della mostra e al modo in cui i visitatori incontreranno la sua arte nelle gallerie. Abbiamo il privilegio di presentare opere provenienti dalla collezione personale dell'artista. Ogni pezzo porta con sé la sua visione e l'opportunità di presentare queste opere intime ci è sembrata profondamente personale. Abbiamo anche avuto la fortuna di includere nuove produzioni create appositamente per la Fondation Beyeler e ogni dettaglio è stato discusso a stretto contatto con lo studio, permettendoci di condividere il mondo di Kusama nel modo più fedele e sensibile possibile. Questa collaborazione mi ha offerto la rara possibilità di entrare in contatto con l'artista a livello personale, un'esperienza che continua a risuonare profondamente dentro di me». 

La mostra ripercorre l'intera carriera dell'artista. Quali aspetti del lavoro e della vita di Kusama risaltano in particolare nell'allestimento? 

«La mostra segue un percorso ampiamente cronologico, ripercorrendo lo straordinario viaggio di Kusama dai primi lavori in Giappone agli anni più innovativi negli Stati Uniti, per poi tornare alla sua pratica matura nel suo paese d’origine. Percorrendo questa progressione, sono stata colpita dalla natura sfaccettata della sua evoluzione artistica e personale: una figura pionieristica dell'arte del dopoguerra che rimane una voce singolare e inesorabilmente contemporanea. Il progetto stesso della mostra rispecchia le idee che mi hanno sempre affascinato nel lavoro di Kusama: accumulo, ripetizione e infinito. Questi principi sono presenti non solo nelle opere, ma anche nel ritmo e nel flusso del percorso nelle gallerie, consentendo ai visitatori di sperimentare il suo universo in modo immersivo e continuo. Allo stesso tempo, la mostra rivela la pratica sorprendentemente prolifica e in continua evoluzione di Kusama, la sua costante spinta a ripensare e rinnovare il suo linguaggio visivo attraverso i media, i decenni e le culture. Curando questo viaggio nel suo universo ho percepito profondamente il suo impegno e la sua visione e il modo in cui trasforma il suo mondo interiore in esperienze coinvolgenti che si espandono verso l'esterno, toccando tutti coloro che incontrano la sua arte». 

La mostra presenterà opere mai esposte prima in Europa. Può indicarcene alcune di particolarmente rilevanti? 

«Ci sentiamo incredibilmente fortunati a presentare oltre 300 opere in questa mostra. Più di 130 non sono mai state esposte prima in Europa. Tra queste ci sono alcune grandi Infinity Nets degli anni Sessanta, prestate dal Museo d'Arte della Prefettura di Shizuoka e dal Museo d'Arte della Prefettura di Nagano in Giappone. Vedere da vicino questi dipinti monumentali, raramente esposti al di fuori del Giappone, è stato davvero impressionante. I loro ritmi sottili e l'ipnotica profondità ottica li rendono opere di riferimento nell'opera di Kusama e la loro inclusione in questa mostra rappresenta un'opportunità rara e speciale di condividere la sua visione con il nostro pubblico. Altrettanto significativa per me è stata la possibilità di mettere in luce aspetti della pratica di Kusama meno noti. La mostra comprende, infatti, le sue opere shikishi e una serie di piccoli dipinti in acrilico degli anni Ottanta, pezzi intimi e introspettivi che rivelano un lato più personale della sua creatività. L'esperienza di queste opere insieme alle installazioni monumentali sottolinea la straordinaria gamma del linguaggio artistico di Kusama e la sua continua spinta a sperimentare, ripensare ed espandere il suo universo visivo». 

La mostra è organizzata in collaborazione con il Ludwig Museum di Colonia e lo Stedelijk Museum di Amsterdam. Che tipo di collaborazione c'è stata tra la Fondation Beyeler e queste istituzioni per questa mostra? 

«La mostra è stata sviluppata in stretta collaborazione con il Ludwig Museum di Colonia e lo Stedelijk Museum di Amsterdam. Fin dall'inizio ho condiviso regolarmente idee, ricerche e approfondimenti sulla straordinaria pratica di Kusama con i miei colleghi Stephan Diederich e Leontine Coelewij, collaborando alla selezione delle opere. Siamo anche coautori dell'introduzione al catalogo, a testimonianza del nostro comune impegno a presentare il suo lavoro in modo ponderato e rigoroso. Le decisioni sulla selezione delle opere, sul concept del catalogo e sulla scelta degli autori sono state prese in collaborazione, garantendo un approccio coerente. Sebbene la mostra assuma naturalmente un carattere diverso in ciascun museo, questa collaborazione ci ha permesso di esplorare più a fondo il mondo di Kusama, un mondo tanto affascinante e profondo quanto strabiliante. Il dialogo continuo tra noi è stato stimolante e arricchente, evidenziando una dedizione condivisa nel presentare il suo lavoro con immaginazione e cura. È stato davvero un viaggio straordinario». 

Installation views «Yayoi Kusama» alla Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2025 Foto: Mark Niedermann

Silvia Conta, 12 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

Tutta Yayoi Kusama alla Fondation Beyeler. Intervista alla curatrice Mouna Mekouar | Silvia Conta

Tutta Yayoi Kusama alla Fondation Beyeler. Intervista alla curatrice Mouna Mekouar | Silvia Conta