Dopo quasi trent’anni la Tate Britain presenta fino al 18 settembre la più grande retrospettiva londinese di Walter Sickert in collaborazione con il Petit Palais di Parigi. L’artista britannico (1860-1942) contribuì a rivoluzionare i generi tradizionali della pittura del suo tempo e a gettare le basi per un rinnovamento dello stile figurativo che sarà sviluppato da maestri del Novecento come Lucian Freud e Francis Bacon.
Oltre 150 opere da una settantina di collezioni pubbliche e private di tutto il mondo ripercorrono gli oltre sessant’anni di attività di uno degli artisti più provocatori e influenti della Gran Bretagna. Ossessionato dalla vitalità del teatro come metafora della vita urbana a lui contemporanea, inizia la sua frequentazione del palcoscenico dapprima come attore e poi come interprete del mondo dello spettacolo dal vivo.
Assistente di James Abbott McNeill Whistler (nei confronti del quale la mostra ricostruisce per la prima volta debiti e tributi) e aggiornato sulle ricerche dei suoi colleghi francesi Monet, Degas e Bonnard, Sickert sviluppa una sensibilità autonoma e unica: riesce a cogliere la relazione tra spettacolo e spettatore, tra la messa in scena e il fluire della vita, tra l’intimità e la teatralità, tra la luce artificiale e i tonalismi atmosferici.
La mostra presenta dieci degli autoritratti dell’artista, per la prima volta riuniti da collezioni di tutto il mondo, oltre a diversi esemplari di uno dei suoi soggetti preferiti: il music hall, emblema dell’energia della vita notturna della classe operaia. Sono esposti anche una serie di grandi dipinti basati su fotografie di notizie e cultura popolare che rivelano l’approccio pionieristico di Sickert nella trasformazione delle immagini dei media. Una pratica che fa riflettere sul suo ruolo di grande anticipatore della Pop art inglese.