Con la mostra «Forever Valentino», la più ampia che sia mai stata dedicata allo stilista Valentino Garavani (e la prima in Medio Oriente), i Qatar Museums rendono omaggio, con la Maison Valentino, non solo a questo vero maestro d’eleganza nel suo 90mo compleanno, ma anche alla città di Roma, dove la maison è stata fondata da lui, giovanissimo, nel 1959, e dove in breve tempo è cresciuta, diventando un’eccellenza mondiale dello stile, del gusto e della sartorialità italiana. «Roma è il luogo cui tutti noi apparteniamo, ed è il luogo dove tutto ha avuto inizio», commenta il successore di Valentino, Pierpaolo Piccioli, appena insignito del titolo di «stilista dell’anno» ai Fashion Awards di Londra.
E a Roma, fonte d’ispirazione per la creatività di Valentino prima e ora del suo successore, seppure a una Roma sognata e sognante, più un luogo dello spirito che una città reale, guarda la grandiosa messa in scena della mostra, pensata come un «capriccio» pittorico, in una sorta di collage d’immagini in cui la fantasia s’intreccia con frammenti di realtà. Oltre 200 pezzi fra creazioni d’alta moda ed esempi di prêt-à-porter, con i loro accessori, sfilano in questo itinerario fiabesco, allestito fino al primo aprile nell’hub creativo M7, a Doha, ripercorrendo gli oltre 60 anni di lavoro della Maison Valentino (che dal 2012 è di proprietà di un fondo sovrano qatariota del lusso).
Fra palazzi e vie di una Roma ideale sfilano, tra le altre, creazioni disegnate da Valentino per dive come Elizabeth Taylor, sua fedele cliente e amica, o per una figura femminile che ha segnato la storia del ’900, come Jacqueline Kennedy (che nel 1968 scelse un raffinatissimo abito corto di Valentino per il suo secondo, discusso matrimonio con Aristotele Onassis), cui si aggiungono pezzi unici dalla collezione della Sheikha Mozah bint Nasser, consorte dell’emiro del Qatar.
Al centro della mostra, curata da Massimiliano Gioni, direttore artistico del New Museum di New York e della Fondazione Trussardi di Milano, e dal giornalista e studioso della moda Alexander Fury, l’esplorazione dei codici della creatività di Valentino e delle metodologie sofisticate dell’haute couture, immersi nel contesto di arte e cultura in cui hanno visto la luce, in una «risonanza emozionale, spiegano dalla maison, che è la raison d’être della haute couture». Mentre la Roma di oggi, che ispira il lavoro di Piccioli, non gioca più su quell’opulenta «esclusività», allora così ambita, bensì sull’inclusività di una metropoli multiculturale, nutrita dalle energie che le giungono dal resto del mondo.