«Il più italiano degli argentini e il più argentino degli italiani». Con queste parole Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri, definisce Lucio Fontana (1899-1968) presentandone la retrospettiva «Los Orígenes», visitabile dal 21 luglio al 21 agosto nel Museo Municipal de Bellas Artes Juan B. Castagnino, nella città dove l’artista nacque da genitori italiani.
Ideata da Alessandro Masi, realizzata dalla Società Dante Alighieri e curata da Valentina Spata e Chiara Barbato, la mostra presenta oltre sessanta disegni datati da fine anni Trenta a fine anni Cinquanta e provenienti dal Centro Studi e Archivio della Comunicazione (Csac) dell’Università di Parma, al quale furono donati nel 1988 dalla moglie Teresita. Accanto a essi un corpus di sculture giovanili della collezione permanente del museo.
Il percorso ricostruisce il ventennio meno noto della produzione di Fontana, gli anni della formazione e degli esordi e quelli in cui fu docente all’Accademia di Belle Arti di Buenos Aires e promotore della Scuola artistica di Altamira, l’accademia privata dove viene elaborato il Manifiesto Blanco, che nel 1946 sancisce la nascita dello Spazialismo.
Tra i lavori esposti, schizzi di forme e oggetti comuni, caricature, sculture figurative come «Muchacho del Paraná» e alcuni tra i primi «buchi» e studi per «Concetto spaziale», che condurranno successivamente ai celebri «tagli». Completano la mostra una selezione di fotografie dell’Archivio Lucio Fontana di Milano, un itinerario dei luoghi di Rosario connessi all’artista e un catalogo bilingue (italiano e spagnolo).