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Ketty La Rocca, «Le mie parole e tu?», 1971
Gesti e parole di Ketty
- Chiara Coronelli
- 06 aprile 2018
- 00’minuti di lettura
Chiara Coronelli
Leggi i suoi articoliDopo aver preso in esame la creatività femminile in diverse aree, nella sua XVII edizione la Biennale Donna torna ad occuparsi di una singola voce, dedicando l’appuntamento del 2018 a Ketty La Rocca (La Spezia 1938 - Firenze, 1976). Curata da Francesca Gallo e Raffaella Perna, «Ketty La Rocca 80. Gesture, speech and word» si tiene al Padiglione di Arte Contemporanea dal 15 aprile al 3 giugno a più di quindici anni dall’ultima antologica dell’autrice spezzina in Italia.
Realizzata con l’archivio Ketty La Rocca di Michelangelo Vasta, la mostra raccoglie anche opere dal Mart di Rovereto, dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, dalla Collezione Palli e dalla Collezione Frittelli, dalle Teche Rai e della Quadriennale d’Arte di Roma. Un’operazione filologica che ripercorre il lavoro di una tra le maggiori protagoniste della neoavanguardia italiana e dell’arte del nostro secondo dopoguerra, mettendo a fuoco soprattutto il rapporto tra linguaggio verbale e corpo, centrale nelle riflessioni dell’artista.
Distribuiti lungo una doppia scansione tematica e cronologica, si trovano una cinquantina di pezzi selezionati dalle serie più importanti, tra collage verbovisivi , cartelli, videotape, lettere-scultura, riduzioni e craniologie, oltre a progetti mai esposti in Italia.

Ketty La Rocca, «Le mie parole e tu?», 1971