
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a Milano
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a MilanoVerifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
L’artista inglese rievoca lo storico connubio tra opere d’arte e prelibatezze gastronomiche
- Ada Masoero
- 23 dicembre 2021
- 00’minuti di lettura


«Il magnete italiano» (2016) di Jonathan Monk
Il «fritto misto» di Jonathan Monk, cuoco da Minini
L’artista inglese rievoca lo storico connubio tra opere d’arte e prelibatezze gastronomiche
- Ada Masoero
- 23 dicembre 2021
- 00’minuti di lettura
Abituato ad appropriarsi e a risignificare con i suoi interventi (anche irriverenti), i lavori più iconici dell’arte concettuale e del Minimalismo, Jonathan Monk (Leicester, 1969, vive e lavora a Berlino) non ha avuto esitazioni, insieme al non meno ironico gallerista, Massimo Minini, nell’intitolare «Fritto misto» (con tanto di spiegazione in inglese del prelibato piatto italiano) la sua mostra personale, visibile in galleria fino a gennaio.
Del resto, come spiega Minini stesso commentando la mostra, dai tempi dell’antica Roma fino alla «michetta» di Piero Manzoni e alla cipolla di Marina Abramovic, passando per Giotto e per la «Cena» di Leonardo, «l’arte tanto si mescola con il ben mangiare» da indurre molti chef a far sfoggio delle loro passioni artistiche come, a suo tempo, fece Gualtiero Marchesi con il suo «Uovo al Burri», o come fa Enrico Crippa con la sua «Panna cotta Matisse».
In mostra sono esposti numerosi lavori realizzati da Monk tra il 2019 e il 2021, con l’eccezione di due opere, del 2010 e del 2016, ma lo spunto del titolo deriva dal corpus di lavori «Antipasti Grandi», che scaturiscono dal suo progetto online «Monk Pictures», in cui l’artista posta su Instagram gli scontrini dei ristoranti dove ha pranzato, arricchiti da «citazioni» di artisti che ammira, e li vende al valore dello scontrino.
Quei disegni, ingigantiti, sono qui trasferiti su lastre d’alluminio, cui aggiunge (veri) utensili da cucina. Con questi, figurano la serie degli «Exhibit Model Details», in cui fonde, in una sorta di collage che include anche oggetti reali, elementi diversi di sue mostre passate, uniti da un tempo solo interiore, e quelle in cui, con l’identico spirito, citando la sua scultura «Mimesi», rende omaggio a un artista amato come Giulio Paolini, oppure rievoca la storia della Galleria Massimo Minini, sin dal tempo in cui ancora si chiamava Banco.

«Il magnete italiano» (2016) di Jonathan Monk