L’intenzione di riappropriarsi della propria cultura d’origine sommata a una dichiarazione d’amore per la terra dei suoi avi anima il «Rêve Lucide», titolo della personale di Victor Fotso Nyie in corso fino al 9 settembre nella galleria P420. Il percorso nasce dal confronto tra due Nazioni, una, il Camerun, per secoli soggetta a predazioni coloniali, l’altra, l’Italia, storicamente all’avanguardia nella politica di tutela del patrimonio artistico.
L’artista camerunense si pone l’obiettivo di portare l’attenzione sui diritti del suo Paese, consapevole dell’importanza di restituire l’arte ai popoli che l’hanno prodotta e a cui moralmente appartiene. Non c’è intento polemico nonostante sia un tema di grande attualità; anzi, dal tono intimo e persino affettivo delle opere trapela una sincera volontà di operare in favore di una riconciliazione, nella convinzione che la differenza possa portare a un dialogo.
Nato nel 1990 in Camerun, Nyie è dedito a una figurazione plastica sospesa tra realismo e simbolismo, ritrae sé stesso o persone della sua famiglia dalle cui teste o dalle cui mani spuntano idoli arcaici, spesso impreziositi dall’oro (uno, del 2021). Nella sua prima personale nella galleria bolognese l’artista dispone le sue sculture in terracotta su un soffice tappeto di terra gialla che evoca le sue origini e che costituisce uno spazio di mediazione sospeso tra sogno e veglia, meditazione e azione.