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La Germania nel dopoguerra
- Francesca Romana Morelli
- 15 novembre 2016
- 00’minuti di lettura


La Germania nel dopoguerra
La Germania nel dopoguerra
- Francesca Romana Morelli
- 15 novembre 2016
- 00’minuti di lettura
Francesca Romana Morelli
Leggi i suoi articoliAll’Accademia Tedesca di Villa Massimo si visita «Fotografia», ciclo di mostre a cadenza annuale che indaga la fotografia tedesca dagli anni Venti del Novecento al presente, attraverso il confronto tra due autori della stessa epoca. Dopo August Sander e Helmar Lerski, seguiti da Erich Salomon e Friedrich Seidenstücker, fino al 2 dicembre è aperta «Willi Moegle-Otto Steinert», a cura della storica della fotografia Ute Eskildsen. Se i primi quattro artisti hanno scandagliato la Germania della prima metà del Novecento, Moegle (1897-1989) e Steinert (1915-1978) sono emblematici degli anni Cinquanta, quando il Paese deve fare i conti con il passato recente e trova un riscatto in una rapida crescita industriale, sfociata infine nel miracolo economico tedesco.
«Moegle si specializzò nella fotografia di oggetti e Steinert nella rappresentazione astratta sperimentale, spiega la curatrice. Costituiscono due fenomeni polari: la fotografia applicata e quella libera». Specializzato nella fotografia pubblicitaria, Moegle collaborò soprattutto con l’industria del vetro, della porcellana e dei mobili. Sono esposte tredici sue fotografie, vintage e modern print, tra cui un autoritratto (1958) e «Due vasi» (1958). Tra i fondatori del movimento Fotoform, che sviluppò ricerche del Bauhaus, Steinert costituisce un anello di congiunzione con la fotografia tedesca successiva. In mostra dodici sue fotografie vintage degli anni Cinquanta, dedicate, tra le altre cose, alle architetture industriali. I prestiti provengono dal Museum Folkwang di Essen, dalla bpk-Bildagentur für Kunst, Kultur und Geschichte di Berlino e da una collezione privata.