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Luigi Presicce interpreta la favolesca ricostruzione del reperimento della croce di Cristo
- Guglielmo Gigliotti
- 01 febbraio 2021
- 00’minuti di lettura


Luigi Presicce, «Le tre cupole e la torre delle lingue» (particolare), 2013, performance, Palazzo Daniele, Gagliano del Capo. Fotografia Jacopo Menzani
Legenda aurea al Mattatoio
Luigi Presicce interpreta la favolesca ricostruzione del reperimento della croce di Cristo
- Guglielmo Gigliotti
- 01 febbraio 2021
- 00’minuti di lettura
Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliSecondo capitolo del programma «Dispositivi sensibili», curato per il Mattatoio da Angel Moya García, la mostra di Luigi Presicce «La storia della vera croce», fino al 27 giugno riporta in auge, con mezzi e spirito moderni, la favolesca ricostruzione del reperimento della croce di Cristo, narrata nel XIII secolo da Jacopo da Varagine nella Legenda aurea.
Mito, storia, religione, superstizione, ma anche drammi della nostra contemporaneità si intrecciano nei 18 video che documentano altrettante performance corali realizzate dall’artista pugliese d’origine e milanese d’adozione a partire dal 2012, suddivise in 10 capitoli. Con gesti solenni, estetica da tableau vivant e cura minuziosa dei dettagli vengono ripercorsi episodi della storia del «sacro legno» miscelati a personaggi storici e contemporanei, simbologie alchemiche, e riferimenti alle cosiddette guerre di religione.
Gli anacronismi conferiscono significati aperti alle narrazioni, che si fanno simboliche ed esoteriche. A cadenza settimanale saranno messi in scena sei tableau vivant del ciclo, attorno a cui degli artisti svolgeranno sedute di pittura dal vivo. La pittura è proprio il punto di partenza del percorso di Presicce, mai abbandonata nello spirito. Di qui anche i riferimenti ai cicli della «Vera croce» dipinti nel XIV secolo da Agnolo Gaddi a Santa Croce a Firenze e nel XV secolo da Piero della Francesca in San Francesco ad Arezzo.

Luigi Presicce, «Le tre cupole e la torre delle lingue» (particolare), 2013, performance, Palazzo Daniele, Gagliano del Capo. Fotografia Jacopo Menzani