La capitale del Kosovo, il più giovane Stato d’Europa (il Kosovo autoproclamò la propria indipendenza dalla Serbia nel 2008), è la sede della quattordicesima edizione di Manifesta, la biennale itinerante (dal 22 luglio al 30 ottobre). Dopo la sospensione del Covid, gli organizzatori della rassegna si interrogano sul significato e la rilevanza di una biennale in un mondo scosso da profondi rivolgimenti politici e sociali. «Questa edizione segna un cambiamento radicale nella politica della biennale: vogliamo supportare e cocreare soluzioni artistiche significative e sostenibili al fine di accrescere le potenzialità creative della comunità di Pristina», dichiara la fondatrice Hedwig Fijen.
Dopo un’operazione di mappatura della città e dei suoi spazi, affidata allo studio Carlo Ratti Associati, seguita da una fase di dialogo con i cittadini di Pristina (secondo una metodologia ispirata all’urbanistica partecipata), il team di Manifesta, guidato dalla curatrice/mediatrice creativa Catherine Nichols, ha proposto e concepito una serie di interventi urbani di lunga durata nel tessuto cittadino, nonché un programma di progetti artistici dispersi in 22 diverse location nella capitale, da piazze e strade a edifici pubblici fra cui un hotel, un cinema e un osservatorio. In sintesi, un’edizione che funge da temporaneo incubatore creativo e da piattaforma per nuove pratiche partecipative.
Tra i principali interventi, la costituzione di un Centro di Pratiche Narrative presso la ex biblioteca Hivzi Sylejmani: uno spazio multifunzionale per la comunità, le cui attività spaziano dall’archivistica al giardinaggio alla performance. E se la vecchia Fabbrica di Mattoni si trasforma in un modello di «eco-urban learning», la linea ferroviaria dismessa che collegava Pristina a Belgrado è ora il sito di un corridoio verde realizzato in collaborazione con i cittadini. 77 gli artisti e i collettivi che partecipano alla rassegna, la metà dei quali kosovari e selezionati tramite una open call. Tra i nomi più noti, Petrit Halilaj, Adrian Paci, Driant Zeneli e Ugo Rondinone.