Dagli esordi rampanti di un Tiziano (Pieve di Cadore, 1490 ca-Venezia, 1576) quasi ventenne ai vetri raffinati di un’artista muranese di fama come Laura de Santillana, scomparsa quattro anni fa.
È un doppio appuntamento espositivo sospeso tra antico e contemporaneo quello che le Gallerie dell’Accademia, proseguendo una tendenza iniziata con successo negli ultimi anni, offrono dal 9 settembre. La mostra «Tiziano 1508. Agli esordi di una luminosa carriera», aperta fino al 3 dicembre e dedicata al genio pittorico nella sua fase giovanile, è curata da Roberta Battaglia, Sarah Ferrari e Antonio Mazzotta ed è stata lungamente «inseguita» dal direttore delle Gallerie Giulio Manieri Elia.
Il 1508 citato nel titolo è infatti un anno chiave non solo per il cursus honorum pittorico di Tiziano, ma più in generale per tutta l’arte veneziana e rinascimentale, fino ad allora dominata dalle figure di Giovanni Bellini e di Giorgione.
È in quell’anno infatti che il giovane artista cadorino si impone sulla scena veneziana grazie a commesse pubbliche importanti come l’affresco di «Giuditta con la testa di Oloferne», purtroppo oggi in larga parte perduto e realizzato sulla facciata laterale del Fondaco dei Tedeschi, che per la vivacità delle tinte e l’impostazione grandiosa stupì i contemporanei, rivaleggiando con l’altro affresco realizzata da Giorgione sulla facciata del Fondaco esposta sul Canal Grande.
Ma in quello stesso anno, il 1508, Tiziano avrebbe realizzato un altro dipinto, conservato proprio nelle Gallerie dell’Accademia e che è stato, in qualche modo, il motore iniziale di questa mostra: l’«Arcangelo Raffaele e Tobiolo».
Il dipinto, stando a Giorgio Vasari che nella seconda edizione delle Vite riporta a suo dire un’informazione ricevuta dallo stesso Tiziano, sarebbe stato eseguito proprio nel 1508. Al suo fianco viene esposta l’altra versione dell’«Arcangelo Raffaele e Tobiolo», dipinta più tardi da Tiziano per la Chiesa di San Marziale e concessa in prestito dal Patriarcato e dalla Curia di Venezia.
In quel 1508 Tiziano iniziava a tutti gli effetti una carriera pubblica che, di lì a breve, lo avrebbe trasformato nel pittore ufficiale della Repubblica Serenissima. La mostra racconta l’affermazione giovanile di Tiziano attraverso 17 opere autografe e una decina di confronti con dipinti, incisioni e disegni di autori a lui contemporanei come Giorgione, Sebastiano del Piombo, Albrecht Dürer e Francesco Vecellio.
Tra i lavori esposti ci sono importanti prestiti, per esempio la grande stampa del «Trionfo di Cristo» della Bibliothèque Nationale de France, il «Cristo risorto» degli Uffizi, la «Madonna con il Bambino tra sant’Antonio da Padova e san Rocco» del Museo del Prado e il «Battesimo di Cristo» dei Musei Capitolini.
Il percorso della mostra accompagna il visitatore a comprendere la capacità straordinaria dell’artista di assimilare velocemente componenti culturali diverse, in particolare giorgionesche, düreriane e michelangiolesche, e indirizzare il linguaggio pittorico veneziano verso una commistione di naturalismo e classicismo.
«Una mostra di ricerca che si pone l’obiettivo di portare nuovi argomenti al dibattito critico sull’attività aurorale del Vecellio», commenta Giulio Manieri Elia. Molte opere sono state sottoposte a nuove ricerche, indagini scientifiche e restauri, con interessanti rivelazioni, come nel caso della tavola «Angelo con tamburello», proveniente dalla Galleria Doria Pamphilj di Roma ed esposta per la prima volta in una mostra.
Questo dipinto è un frammento di una pala che in origine era collocata nella Chiesa dei Servi a Ferrara, ma che poi è stata smembrata: le ricerche per la mostra hanno individuato gli altri possibili frammenti in una «Madonna con Bambino in trono» conservata in Russia e in un «San Francesco» collocato in un museo francese.
Sempre il 9 settembre alle Gallerie si apre (fino al 26 novembre) anche la mostra dedicata appunto a Laura de Santillana, a cura di Rainald Franz e Michele Tavola, in occasione della consueta The Glass Week 2023, presentando con la De Santillana Foundation Stichting oltre 40 opere emblematiche della sperimentazione degli ultimi anni di attività dell’artista, scomparsa a 64 anni di età.
Nata a Venezia nel 1955, Laura de Santillana iniziava la sua carriera nella rinomata vetreria Venini prima di decidere di dedicarsi completamente all’arte. In mostra è esposta una selezione di sculture realizzate tra Murano e la Repubblica Ceca utilizzando modalità di produzione del vetro diverse.
Partendo da un focus su temi formali e concettuali indagati dall’artista, come ad esempio la serialità e il colore, la mostra propone nelle prime sale opere paradigmatiche prodotte a Murano. Benché i lavori successivamente prodotti in Boemia siano centrali in mostra, questi precedenti nuclei di opere forniscono le chiavi di lettura necessarie per comprendere la loro complessità formale, estetica e concettuale delle ultime sculture. Seguono le opere realizzate in Repubblica Ceca che mostrano il risultato di un innovativo e ricercato processo di produzione, perfezionato dall’artista per anni.