Prende spunto dai temi della leggerezza e della magia la mostra «Terra Cielo Iperuranio» con cui il duo Antonello Ghezzi (nato nel 2009 dal sodalizio tra Nadia Antonello e Paolo Ghezzi) invade dal 7 ottobre al 14 gennaio 2024 tutti gli spazi del CAMeC della Spezia. L’esposizione, curata da Eleonora Acerbi e accompagnata da un catalogo edito da Metilene, con testi della curatrice e di Cesare Biasini Selvaggi, si dispiega infatti sui tre livelli indicati nel titolo, accompagnando i visitatori in un viaggio verso dimensioni mentali misteriose e inesplorate.
Nella prima sala, corrispondente alla Terra, la nostra realtà fisica è esplorata attraverso l’inedita prospettiva di una serie di installazioni, in alcuni casi site specific in altri riadattate per l’occasione, che se da un lato suggeriscono di affrontare con amore e leggerezza la nostro quotidianità, come nel caso delle opere «Attesa dell’amore» e «Blow Against the Walls», dall’altro aprono inaspettati varchi verso realtà sopraterrene.
Attraverso una variegata sequenza di interventi e di tipologie operative, la seconda sala dedicata al Cielo propone invece suggestioni politiche e poetiche per affrontare il nostro collettivo percorso di innalzamento verso l’empireo: anche in questo caso la leggerezza delle proposte si accompagna a un messaggio di speranza, generato dalla convinzione che solo azioni condivise e comunitarie possono davvero cambiare il mondo.
La terza sala conduce infine il visitatore nell’Iperuranio e invita a giocare con la poesia e con le fiabe per ritrovare noi stessi, come avviene con l’installazione «Autoritratto»; senza dimenticare tuttavia le tragedie del passato come ci ricorda l’installazione «27 06 1980 20:59» che, proveniente dal Museo per la Memoria di Ustica, riproduce la mappa esatta delle stelle nella terribile sera dell’abbattimento del Dc9.
In questa collaborazione con il CAMeC il duo artistico non si è tuttavia limitato a occupare gli spazi istituzionali del museo: il visitatore trova infatti nelle toilette il progetto «Toilet Project» che, già proposto da Antonello Ghezzi nei bagni di diverse fiere, rivolge con umorismo la domanda: «Cosa è arte?» Nei corridoi lungo le sale sciami di sculture in ceramica («Stringere lo spazio di me e te») invitano all’ascesa verso l’ultima installazione, collocata sulla terrazza del museo: «La sedia del giudice», un’opera che invita ancora una volta a riflettere sull’importanza delle relazioni umane nel viaggio rappresentato dalla nostra esistenza.