L’attesa mostra che racconta l’epopea di Gengis Khan, il condottiero mongolo che agli inizi del XIII secolo conquistò l’Asia Centrale, apre finalmente al Musée d’Histoire di Nantes il 14 ottobre. Dopo di che, alla sua chiusura, il 5 maggio 2024, partirà per un tour mondiale che la porterà tra l’altro in Australia, Canada e Stati Uniti.
Il museo, che occupa il Castello dei duchi di Bretagna, allestisce più di 450 oggetti, una parte dei quali, 140, arriva dalle collezioni nazionali della Mongolia e in particolare dal nuovo Chinggis Khaan National Museum che a ottobre 2022 ha aperto le porte a Ulan Bator (e che accoglierà la mostra nell’estate 2024). La rassegna su Gengis Khan e l’impero Mongolo era prevista in un primo tempo a inizio 2021. Nantes la stava organizzando in collaborazione con il Museo della Mongolia interna, a Hohhot, in Cina. Ma, a pochi mesi dall’apertura, l’Ufficio dei Beni culturali di Pechino, che doveva fornire le autorizzazioni per l’uscita delle opere dalla Cina, ha tentato di censurare dei testi della mostra, chiedendo al museo di Nantes di eliminare alcune parole come «mongoli», «impero» e lo stesso nome di Gengis Khan, e di riscrivere la storia del condottiero, proponendo una versione diversa della mostra, in cui veniva praticamente cancellata l’esistenza dell’impero mongolo.
Allo stesso tempo, Pechino stava mettendo in pratica una serie di misure per erodere la cultura della minoranza etnica, a cominciare dall’insegnamento della lingua mongola. Il direttore del Musée d’Histoire, Bertrand Guillet, non volendo cedere alla censura, aveva deciso di sospendere la mostra e rinviarla, ripartendo da zero senza la collaborazione della Cina. La vicenda di Nantes aveva del resto fatto il giro del mondo all’epoca. Guillet era stato contattato anche dal Parlamento Europeo che stava catalogando le intrusioni della diplomazia cinese in Europa in diversi settori, tra cui quello della cultura.
La mostra che si apre ora, dal titolo «Gengis Khan. Come i Mongoli hanno cambiato il mondo», è dunque molto diversa da quella prevista tre anni fa. Nessun oggetto esposto arriva dalla Cina. Inoltre, l’invasione russa in Ucraina ha messo fine alla collaborazione con i musei di San Pietroburgo, che conservano capolavori dell’Orda d’oro, l’impero turco-mongolo fondato dai discendenti di Gengis Khan.
«Alla fine abbiamo compensato bene l’assenza della Cina con un gran numero di tesori nazionali provenienti dalla Mongolia, mai presentati in Occidente, e completati da magnifici pezzi prestati da musei francesi e stranieri, ha spiegato Guillet parlando con la stampa. Il nuovo progetto è anche più ricco perché, se il primo era incentrato sull’impero mongolo e sulla conquista, il secondo presenta una dimensione più ampia, più sociale e più attuale sulle società nomadi, la tolleranza religiosa e il posto occupato dalle donne».
È la prima mostra su Gengis Khan in Francia, articolata in un percorso cronologico e didattico. Tra gli oggetti esposti, prestati dai musei mongoli: diademi d’oro e pietre preziose, reperti di bronzo datati 2500-1800 a.C., la statuetta funebre di un cavaliere in terracotta policroma del VI-VII secolo, una maschera mortuaria della dinastia Liao (X-XII secolo d.C.) e poi sciabole, caschi da guerriero, gioielli, porcellane. Nell’attuale clima politico teso con Pechino, alla fine il National Palace Museum di Taipei, a Taiwan, ha prestato a Nantes la copia, e non l’originale, del ritratto imperiale di Gengis Khan su seta, realizzato nel XIV secolo d.C., molto dopo la morte del condottiero, avvenuta nel 1227.
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