«NON SIAMO PIÙ ARTISTI, NON SIAMO PIÙ NIENTE» (1973) di Giuseppe Chiari

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«NON SIAMO PIÙ ARTISTI, NON SIAMO PIÙ NIENTE» (1973) di Giuseppe Chiari

Da Viasaterna un inedito «duetto»: Giuseppe Chiari e Luca Massaro

Due artisti appartenenti a generazioni diverse, ma accomunati da una visione aperta e interdisciplinare, dialogano attraverso opere su carta, collage, sculture e tele metalliche

Si intitola «Duetto» la mostra che la galleria Viasaterna di Milano, dal 31 gennaio fino al prossimo 24 marzo, dedica a Giuseppe Chiari (Firenze, 1926-2007) e Luca Massaro (Reggio Emilia, 1991), artisti appartenenti a generazioni diverse ma accomunati da una ricerca che aspira al paritetico recupero del valore linguistico della parola e dell’immagine all’interno di un’espressione interdisciplinare.

Il progetto espositivo mette in scena un dialogo di mutua reciprocità tra una selezione di opere su carta e collage realizzate da Chiari tra la fine degli anni ‘70 e l'inizio degli anni ’90 e le «tele metalliche» e le esuberanti sculture di Massaro.
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Il termine Duetto, solitamente utilizzato per indicare un brano musicale per due voci soliste che cantano in modo alternato o insieme, evidenzia in questa occasione non solo il carattere ritmico dell’allestimento, ma anche un approccio a tutto tondo all’arte, nel quale si riconoscono entrambi i protagonisti, per cui non esistono barriere cogenti tra musica, teatro, pittura e quant’altro si manifesti come azione artistica. Così in Chiari, uno degli esponenti di Fluxus, quel movimento fluido per definizione la cui poetica comprendeva attività artistiche interdisciplinari e di difficile categorizzazione. E così anche in Massaro, la cui pratica eclettica si avvale di fotografie, sculture, dipinti e libri d’artista.

Devoto all’improvvisazione e alla più assoluta libertà di espressione il primo, che manipolava, lavorava, colorava e graffiava le partiture musicali spogliandole della loro nuda funzione affinché acquisissero evidenza visiva di immagini con significato proprio. Interessato a esplorare l’effimero panorama urbano e online il secondo, mettendo a nudo l’azione combinata della cultura contemporanea, dell’arte visiva, della comunicazione grafica e della pubblicità nel negoziare il valore culturale, sociale e politico delle immagini che incarnano la nostra visione collettiva.
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Spiega Massaro: «Il punto di partenza, la matrice da cui scaturisce tutto, è sempre la fotografia, che può generare diversi tipi di lavori tridimensionali. Dalle immagini che ho scattato negli ultimi dieci anni, raccolte nel mio archivio, estrapolo esclusivamente il contenuto testuale che poi riproduco, decontestualizzandolo e dipingendolo a mano su un supporto d’acciaio. La misura di queste, che io chiamo tele perché su di esse intervengo con metodo pittorico, corrisponde alla mia altezza. Sicché lo spettatore, interfacciandosi con la parola, si trova davanti a quelli che Carmelo Bene avrebbe definito corpi tipografici. Si crea così un rapporto fisico con l’opera che, grazie anche alla vernice perfettamente lucida con cui ricopro le superfici, invita il fruitore quasi dentro il segno grafico, invitandolo a partecipare all’opera, anche solo attraverso la semplice osservazione».

Una veduta della mostra «Duetto», Milano, Viasaterna, 2022

Una veduta della mostra «Duetto», Milano, Viasaterna, 2022

Francesca Interlenghi, 31 gennaio 2023 | © Riproduzione riservata

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