Fra le ragioni per cui è nota ai più è la sua relazione con Pablo Picasso, alla quale si ispirò per dipingere la sua celeberrima «Donna che piange». Ma Dora Maar (1907-97), nata Henriette Théodora Markovitch, fu anche una straordinaria e prolifica artista, le cui fotografie e fotomontaggi l’hanno resa un’icona del movimento surrealista.
Tutto cominciò nell’anno 1931, quando Maar aprì a Parigi, insieme allo scenografo Pierre Kéfer, uno studio specializzato in ritrattistica, fotografia di moda e pubblicità. Questi primi lavori di natura commerciale, come l’immagine pubblicitaria per una crema idratante degli anni Trenta realizzata sovrapponendo due negativi fotografici, sono alcune fra le opere in mostra alla Tate Modern, che dal 20 novembre al 15 marzo le dedica la prima retrospettiva britannica, precedente alla tappa americana al Getty di Los Angeles (nella primavera del 2020).
Oltre 200 i lavori in mostra, prodotti nell’arco di una carriera di oltre sei decenni. Fra i pezzi clou, le fotografie di strada di ispirazione surrealista, alcuni dipinti (oggi appartenenti a collezioni private e raramente esposti in pubblico) e i fotogrammi degli anni Ottanta, che rappresentano l’epilogo della sua parabola creativa.
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