Capitale dell’Impero romano d’Oriente, Bisanzio, le cui origini risalgono ai Greci che la fondarono nel 667 a.C., ha da sempre esercitato un fascino straordinario, forse anche per la sua felice posizione geografica tra Mar Nero e Mar Egeo, sullo stretto del Bosforo che unisce e divide due continenti. Luogo d’incontro tra cultura classica e cultura orientale, nonché terra di conquista prima degli Ottomani, poi dei Franchi e dei Veneziani, Bisanzio conosce il suo momento di gloria il 18 settembre 324 d.C., quando l’imperatore Costantino vi si trasferisce proclamandola capitale dell’Impero romano con il nome di «Nuova Roma»: ufficialmente Costantinopoli nasce l’11 maggio del 330.
E mentre la città di Costantino cresce, si sviluppa e acquista fama, Roma continua il suo lento declino già avviato nel secolo precedente a causa di una forte crisi economica. Le insegne imperiali saranno spedite a Costantinopoli che fino al 1453, anno della caduta in mano ottomana, pretenderà di dominare anche Roma. Questo e molto altro racconta la mostra «Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario», nella Sala del Senato di Palazzo Madama (dal 10 maggio al 28 agosto), dopo la tappa inaugurale al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
E se al Mann la mostra si intrecciava con la storia «bizantina» della città partenopea e dell’Italia meridionale, a Torino si arricchisce di nuovi reperti, declinando il percorso con uno sguardo all’area piemontese e ai contatti con Bisanzio e l’Oriente. È l’occasione per il Museo Civico d’Arte Antica di Palazzo Madama di presentare la sua formidabile raccolta di monete bizantine d’Oriente, in tutto 1.290 pezzi, anche se in rassegna solo 150, coniate tra V e XIV secolo, in oro, argento e bronzo, così da arricchire il nucleo già esposto a Napoli (avori, vetri dorati, mosaici, sculture, oreficerie, dipinti, tessuti e maioliche), frutto di prestiti da musei italiani e greci, per rievocare l’impero bizantino in tutte le sue sfaccettature: dall’assetto politico e militare, ai commerci e all’artigianato, alla vita religiosa e quotidiana.
Mancano però all’appello i reperti provenienti dalla Sicilia, come quelli ingombranti recuperati dal Relitto di Marzamemi (VI secolo), che non hanno trovato adeguato spazio nella Sala del Senato. La parte conclusiva della mostra si concentra sui rapporti tra Bisanzio e importanti famiglie del Piemonte come gli Aleramici (Guglielmo V di Monferrato e i suoi figli) e i Savoia. A loro le crociate, le alleanze matrimoniali e i traffici commerciali permisero di coronare quel sogno verso l’Oriente, fatto di gloria e di prestigio, seppur con risultati dagli esiti incerti. La mostra è curata da Federico Marazzi dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli con l’allestimento di Loredana Iacopino.