Per i 70 anni dalla morte di Mariano Fortuny y Madrazo (1871-1949), il Museo Fortuny mette a confronto il pittore, stilista, scenografo e designer spagnolo naturalizzato italiano con il padre Mariano Fortuny y Marsal (1838-74), che il figlio perse alla tenera età di tre anni. Era uno dei più accreditati pittori spagnoli dell’Ottocento. È la pittura il primo terreno di confronto.
Intitolata «I Fortuny. Una storia di Famiglia» e curata da Daniela Ferretti e Cristina Da Roit, la mostra è allestita dall’11 maggio al 24 novembre. Padre e figlio erano entrambi sperimentatori, con un totale di 37 brevetti tra scenografie e tessuti, e collezionisti.
Con il passare del tempo la collezione si è dispersa in tutta Europa, ma per l’occasione i curatori hanno cercato di ricostruirla. Tra i pezzi più rari c’è un vaso (in origine un’acquasantiera del XII-XIII secolo), acquistato per 30mila franchi nel 1875 poi donato allo zar Alessandro III. È concesso in prestito dall’Ermitage.
Al piano terra del museo si può invece ammirare la prima retrospettiva europea del sudcoreano Yun Hyong-Keun (1928-2007) dopo la scomparsa. Fu selezionato da Jean Clair per la mostra del centenario della Biennale nel 1995. La sua pittura è un omaggio a Venezia, ai suoi materiali costitutivi (mattoni, legni e intonaci) stratificati nell’acqua.
La medesima stratificazione si riscontra nei grandi oli su fodera di cotone o di lino in due colori dominanti: il bruno della terra e il blu del cielo. Ma ci sono anche le tele con linee oblique che simboleggiano la rivolta del 1980 degli studenti di Cheongju (città natale dell’artista), repressa nel sangue. Al terzo piano del museo, infine, la ricostruzione dello studio di Fortuny.
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