È Gregory Crewdson (New York, 1962), maestro della staged photography, il protagonista di «Eveningside», la mostra che Gallerie d’Italia-Torino inaugura il 12 ottobre. Realizzate tra il 2021 e il ’22, le immagini della nuova serie fotografica (da cui prende il titolo l’esposizione), in parte commissionate da Intesa Sanpaolo, formano il nucleo della rassegna e vengono presentate in anteprima mondiale.
La mostra, curata da Jean-Charles Vergne, occupa quasi per intero i 10mila metri quadrati di spazi espositivi della sede torinese: oltre a «Eveningside», che il fotografo concepisce come l’atto finale di una trilogia, ci sono le immagini realizzate negli ultimi dieci anni della sua carriera, tra cui «Cathedral of the Pines» (2012-14) e «An Eclipse of Moths» (2018-19), accanto agli scatti di segno minimalista di «Fireflies» (1996).
In questi progetti Crewdson ha realizzato una sorta di summa del suo sentire: in «Cathedral of the Pines», i cui protagonisti sono i boschi del Massachusetts, ha esplorato la dimensione spirituale, in «An Eclipse of Moths» ha indagato la condizione della nostra età postindustriale con i paesaggi desolati e crepuscolari ereditati dai decenni passati, mentre in «Eveningside» l’artista americano racconta la vita quotidiana, negli interni domestici, nei luoghi di lavoro e negli spazi urbani.
In mostra (visitabile fino al 22 gennaio), vediamo luoghi e gesti ordinari che Crewdson compone in stampe digitali a pigmenti di grande formato, in cui le figure umane giocano un ruolo di semplici e spesso occasionali comparse. Sono la luce e l’ombra, la foschia, la pioggia e il fumo a dettare la tonalità emotiva della composizione. Il backstage è raccontato, nella sala multimediale, nel video «Making Eveningside», con musiche originali di James Murphy degli Lcd Soundsystem, e Stuart Bogie, polistrumentista-compositore americano. Fitto il programma di talk e incontri gratuiti.