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Gruppo del Laocoonte in biscuit, manifattura di Napoli, fine del XVIII secolo (altezza cm, 52, larghezza cm 38) stima 20-26mila euro

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Gruppo del Laocoonte in biscuit, manifattura di Napoli, fine del XVIII secolo (altezza cm, 52, larghezza cm 38) stima 20-26mila euro

La signora delle maioliche

Da Wannenes a Milano il primo luglio la collezione di Grazia Biscontini Ugolini

Emilio Strada

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Wannenes disperde nelle sue sale milanesi, il primo luglio, la collezione di ceramiche di Grazia Biscontini Ugolini, personalità importante degli studi ceramici degli ultimi cinquant’anni e anche, e non è cosa da poco, donna di grandi doti personali, impeccabile eleganza e squisita cortesia. La raccolta, che comprende 157 lotti, è divisa in tre nuclei: la maiolica rinascimentale, quella compendiaria (per lo più a decoro araldico) e le produzioni pesaresi (campo di studio della collezionista) tra Sette e Novecento, e ha avuto il supporto di due studiose di vaglia, Carmen Ravanelli Guidotti e Raffaella Ausenda. Lo studio delle fonti araldiche spetta invece a Gabriele Reina. Il nucleo istoriato e quello compendiario sono numericamente più ridotti, ma con opere tutte di qualità.

Un piatto istoriato, e «a lustro», uscito dalla bottega di Mastro Giorgio Andreoli nel 1531 e dipinto dal cosiddetto «Pittore del bacile di Apollo» con «Dante e Virgilio che guardano il conte Ugolino e l’arcivescovo Ruggieri» è offerto a 50-80mila euro, mentre una coppa traforata e un piatto, entrambi secenteschi e decorati con l’arma di un cardinale di casa Spada, sono presentati rispettivamente a 1.500-2mila e 1.500-2.500 euro. Il nucleo delle maioliche e delle terraglie tra Sette e Novecento è centrato, come si è detto, sulle produzioni pesaresi: bella la scelta di zuppiere e altro vasellame decorato a «piccolo fuoco», dove si impongono, per piacevolezza e maestria pittorica, gli esemplari decorati con la celebre «rosa», in particolare quelli usciti dalle fornaci di Casali e Callegari.

Davvero emblematiche sono anche i pezzi otto-novecenteschi, caratterizzati dal citazionismo colto così tipico di Pesaro: basterà qui menzionare Molaroni e Melandri, del quale ricorderemo un Orfeo a lustro dorato databile probabilmente al 1936, dove «l’idea raffaellesca appare come trasfigurata e soffusa di una grazia sognante». La stima è 800-1.200 euro.

Il catalogo illustra anche alcuni lotti provenienti da due collezioni private siciliane: un grande vaso, uscito dalla bottega veneziana di Mastro Domenego nella seconda metà del Cinquecento e decorato con la figura forse di San Pietro, è stimato 4.500-5.500 euro, mentre (inserito tra biscuit napoletani e maioliche e terraglie meridionali) un importante gruppo in biscuit del Laocoonte della manifattura di Napoli (databile alla fine del XVIII secolo) ha una valutazione oscillante tra i 20 e i 26mila.

Gruppo del Laocoonte in biscuit, manifattura di Napoli, fine del XVIII secolo (altezza cm, 52, larghezza cm 38) stima 20-26mila euro

Piatto raffigurante «Dante e Virgilio che guardano il conte Ugolino e l'arcivescovo Ruggeri» in maiolica policroma, Urbino, probabilmente Pittore del bacile di Apollo, lustrato nella bottega di Mastro Giorgio Andreoli, Gubbio, 1531 (altezza cm 2,8, diametro cm 27). Stima 50-80mila euro

Emilio Strada, 26 giugno 2020 | © Riproduzione riservata

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