La mostra del MAK-Museo di Arti Applicate sulla propria collezione di maiolica dal XIV al XVIII secolo è nata da un articolato progetto teso a riconsiderarne il corpus dal punto di vista scientifico, restaurarlo là dove necessario, ma anche per digitalizzare tutti gli oggetti, raccogliendo inoltre dati da tutte le raccolte di maiolica in Austria.
L’iniziativa presenta per la prima volta al pubblico in modo esaustivo la collezione di casa, e risponde anche al rinvigorito interesse per quest’arte applicata, che negli ultimi anni ha prodotto importanti rassegne a Torino, Urbino e Oxford. Per l’occasione è stato chiamato a Vienna uno dei massimi esperti di maiolica italiana, Timothy Wilson, che ha affiancato il curatore del MAK Rainald Franz.
L’esposizione presenta oggetti paradigmatici dell’arte più raffinata della maiolica italiana, che fino all’avvento della porcellana in Europa dominò il mercato del continente, portando il «flair» del Bel Paese nelle corti e nelle dimore nordiche: «La collezione del MAK si è sviluppata in un arco di 160 anni per l’attività didattica dell’annessa Scuola di Arti Applicate, e comprende 800 oggetti, ma si è arricchita nel tempo con numerosi manufatti dalle raccolte di Ferdinando del Tirolo, dal lascito dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria-Este e dal monastero di Neukloster in Bassa Austria», spiega Rainald Franz.
L’iniziativa si avvale anche di prestiti da privati, in particolare dalla Collezione Hockemeyer, finora mai esposta. Aperta fino al 7 agosto, «La collezione di Maiolica del MAK nel suo contesto storico» ha in programma anche un laboratorio di maiolica italiana con un intervento del ceramista Marino Moretti. Il catalogo, in uscita a giugno, intende proporsi come nuovo manuale di riferimento della maiolica italiana in Europa Centrale.