Figura di spicco della produzione filmica d’avanguardia americana, Hollis Frampton (1936-84) è il protagonista di una sofisticata retrospettiva al Goldmiths Centre of Contemporary Art (Cca) di Londra. Eppure l’oggetto di questa mostra (visitabile dal 18 settembre al 12 dicembre) non sono i suoi pioneristici film, quanto il suo lavoro, sconosciuto ai più, con il mezzo fotografico.
Per Frampton quella con la fotografia fu una relazione lunga e duratura, anche se intermittente. Relazione sbocciata nell’anno 1958, quando l’artista si trasferì a New York City per lavorare come fotografo di still life e realizzare, come suoi primi lavori, foto di strada e ritratti, specialmente degli artisti della vibrante scena a downtown, come gli amici Frank Stella e Carl Andre.
Da lì in poi, la serie o la sequenza rappresenteranno il format prediletto da Frampton per le sue esplorazioni concettuali: nuclei compatti di lavori che affrontano la medesima idea, indagata in una fase successiva anche nelle produzioni filmiche e nei suoi scritti critici, apparsi su riviste quali «Artforum» e «October».
Al Cca è esposta una ricca selezione di opere da serie diverse, realizzate dall’artista tra gli anni Sessanta e Ottanta. Fra queste un paio di lavori prodotti in collaborazione con la moglie Marion Faller (come «Sixteen Studies from Vegetable Locomotion», 1975, che immortala una mela attraverso una sequenza crescente di ingrandimenti), oltre ai provini di foto mai realizzate (ad esempio, i ritratti di Larry Poons, Robert Morris e Lee Lozano).