Il Museo e Real Bosco di Capodimonte ha un programma di mostre ben definito fino al 2024 basato sulla valorizzazione anche della scuola napoletana che, dagli anni ’90, ha avuto una grande visibilità nell'allestimento della Reggia di Capodimonte, ma rimane ancora poco conosciuta fuori dall'Italia, per non dire fuori dalla città di Napoli. Artisti come Stanzione, Mattia Preti, Battistello Caracciolo, Gemito, Michetti, Mancini (per citarne solo alcuni) rimangono sconosciuti al di fuori del mondo ristretto degli specialisti.
È stata questa la riflessione all'origine della mostra su Luca Giordano, un'idea condivisa con il Petit Palais di Parigi che nell'autunno 2019 ha messo in piedi una vera «stagione napoletana» con conferenze, concerti, letture a corredo della mostra. Capodimonte continuerà la collaborazione con i principali musei stranieri e italiani per sdoganare e far conoscere, al di là del territorio napoletano, una scuola che ha una grandissima particolarità in ogni momento della storia.
È questo il senso anche della mostra sulla Napoli spagnola (2022-23), condivisa con il Museo del Prado, ed è per lo stesso motivo che abbiamo organizzato la grande mostra al Kimbell Museum e a Seattle, negli Stati Uniti, dei grandi capolavori della collezione di Capodimonte che rimane purtroppo un «segreto ben custodito». [Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte]
«Luca Giordano dalla Natura alla Pittura», al Museo di Capodimonte, viene da lontano, una distanza cronologica più che temporale, scandita da eventi nuovi e imponderabili. Si inizia a lavorare nel gennaio 2018, quando la mostra monografica su Luca Giordano è parte di un progetto più ampio sulla cultura napoletana a Parigi che si terrà nell’autunno-inverno 2019-20 al Petit Palais, dove vengono presentate, in collaborazione con il Museo di Capodimonte, seconda sede delle due mostre, Gemito e Giordano, uno scultore e un pittore, con cicli di conferenze ed approfondimenti sulla cultura e la storia dell’arte napoletana in ambito europeo, in particolare in rapporto con la Francia.
Ad inizio 2018 la prima sfida su cui concentrare le forze è Giordano/Parigi, cioè come raccontare Giordano ai francesi. Iniziano così le riunioni di lavoro e di confronto con il direttore del Petit Palais, Christophe Leribault e lo staff di Paris Musées, società di servizio che ha la gestione dei musei della città. Si condivide con il curatore Stefano Causa il progetto scientifico e la lista di opere, le sezioni della mostra, l’allestimento, il catalogo; si chiudono accordi amministrativi e si inviano le richieste di prestito ai musei. Un folto nucleo di opere proviene da Napoli, in particolare le grandi pale d’altare, altri dipinti da musei italiani, spagnoli e francesi.
La mostra di Parigi si tiene dal 14 novembre 2019 al 23 febbraio 2020 e la selezione di poco meno di cento opere sarà molto apprezzata, valorizzata negli ampi spazi del Petit Palais da un allestimento arioso e colorato. A Parigi si inizia a smontare la mostra il 24 febbraio 2020; i courier di musei e fondazioni vanno a seguire disallestimento, verifica conservativa e messa in cassa dei dipinti di propria pertinenza.
Le opere condivise dalle due mostre proseguono per Napoli suddivise in tre viaggi, camion con rimorchio e scortati. Le opere «incassate» arrivano a Capodimonte, tra la fine di febbraio e la prima settimana di marzo; vengono conservate nei depositi in attesa che le sale per la mostra siano ultimate, l’apertura al pubblico di Giordano/Napoli è prevista per il 6 aprile.
Si lavora intensamente, si attivano accordi con gli attori essenziali per la realizzazione di una mostra: assicuratori, ditte di imballaggio e movimentazione fine arts, allestitori, didattica e grafica coordinata. La mostra si terrà nella Sala Causa e il progetto di allestimento prevede un percorso espositivo attraverso ambienti differenti dalle vaste sale del Petit Palais, si narra un Giordano in spazi contenuti e articolati, dove si mescola con amici napoletani e non, pittori, scultori, orafi e ceramisti.
E poi arriva il 9 marzo 2020, il blocco totale per la pandemia Covid-19. Una situazione inedita per le mostre d’arte come per tutti i settori. Tutto si blocca. Custodiamo nei depositi del museo, in casse chiuse, opere di altri musei, avute in prestito per una mostra che siamo nell’impossibilità di allestire. Il museo è chiuso al pubblico, presidiato come sempre 24 ore su 24; gli uffici del museo sono chiusi, lavoriamo da casa, a distanza, per bloccare il contagio.
Nel momento più complicato il primo pensiero è stato non perdere mai il contatto con i prestatori, metterli a giorno di tutte le scelte adottate, assecondare eventuali richieste e chiedere loro collaborazione. Durante il lockdown i lavori per la mostra non si interrompono, si riesce a fare il primo giro di bozze del catalogo e a stabilire una nuova data di apertura: 8 ottobre 2020.
Avere una data è la risorsa: è l’inizio del cronoprogramma proprio perché è il momento di fine dei lavori! E di nuovo il giro di lettere e mail ai musei, collezionisti, fondazioni per comunicare le nuove date, si richiede un sacrificio grande: le opere sono lontane dai musei d’appartenenza dall’ottobre 2019 quando sono state imballate e trasferite a Parigi per la prima sede della mostra di Luca Giordano. La risposta dei prestatori è generosa e unanime, sono tutti disponibili a confermare il prestito.
Arriviamo a oggi, a pochi giorni dall’apertura al pubblico; i lavori fervono ma le modalità di allestimento delle opere sono parzialmente cambiate.
Per proteggere e monitorare le opere d’arte in prestito che non possono essere accompagnate e verificate dai courier in sede mostra per le restrizioni sui viaggi e le repentine modifiche sulla quarantena dettate dal Covid-19 abbiamo organizzato, con i registrar di altri musei, a tutela delle opere in assenza di accompagnatori, i «virtual courier».
Attraverso piattaforme come Zoom le verifiche conservative e l’accrochage delle opere sono state attivate in remoto con i curatori e conservatori dei musei prestatori. Una modalità efficace che consente di registrare le varie fasi, lo scambio di macrofotografie e i condition report. Lavoriamo negli ambienti della mostra protetti dalla mascherina e questo fa un po’ specie, giacché nella sala in cui si lavora ci sono due dipinti, un Giordano e un Preti, in cui i monatti si aggirano, protetti da una mascherina, tra i cadaveri delle vittime della peste del 1656!
L'autrice è responsabile Ufficio mostre del Museo e Real Bosco di Capodimonte e cocuratrice della mostra «Luca Giordano dalla Natura alla Pittura».