Arabella Cifani
Leggi i suoi articoliLa rivista «Flash Art» è nata nel 1967 a Roma. Il primo numero divenne subito simbolo di ricerca e di contemporaneità. Sul numero 5 Giancarlo Politi ospitò Germano Celant con un pezzo dal titolo «Appunti per una Guerriglia», che poi diventò il manifesto dell’Arte povera.
Da allora sono passati quasi sessant’anni e le vicende di «Flash Art» Italia si sono intrecciate con quelle internazionali dell’arte, avvalendosi della collaborazione di Achille Bonito Oliva, Maurizio Cattelan, Massimiliano Gioni, Francesco Bonami e tanti altri. Quasi mille numeri e un’edizione internazionale, migliaia di articoli e artisti, curatori e critici. Quasi sessant’anni anni in cui la rivista è cambiata tante volte, mantenendo fede a un’informazione di qualità e radicalità. Nel 2015 Gea Politi, figlia di Giancarlo, ne ha assunto la direzione con una nuova redazione specializzata nelle tematiche più attuali. La rivista ha lavorato sul sistema artistico italiano per quasi dieci anni. Il timone passa ora a Cristiano Seganfreddo con nuove prospettive che gli abbiamo chiesto di illustrarci.
Non avete pensato che vi potessero accusare di chiudere la rivista?
Le voci che circolano non sono vere e non è una chiusura. Anzi. La rivista, già molto rinnovata negli ultimi anni, si appresta a cambiare ancora e ad evolversi.
Quali saranno i contenuti?
Nel 2024 l’edizione italiana passerà da trimestrale ad annuale. Un numero unico con maggiore fogliazione che racconterà le prospettive dell’arte in Italia. Mentre l’edizione internazionale continuerà con le uscite stagionali, «Flash Art» Italia concentrerà gli sforzi sul cartaceo annuale che diverrà un vero e proprio approfondito strumento di lettura. Al numero speciale ne seguiranno altri tematici e geografici. Verrà nel frattempo rafforzato il ruolo digitale con il sito web e i social network, mentre il nostro spazio milanese, Casa Flash Art, ospiterà incontri e lezioni sull’arte. «Flash Art» Italia sarà più sostenibile e accessibile.
Passare al digitale non potrebbe apparire una sorta di retrocessione o di rinuncia? L’edizione cartacea aveva ancora un suo pubblico.
No, assolutamente. È cambiato l’approccio perché il sistema è cambiato. Noi abbiamo un pubblico altamente specializzato, una vera community, e su queste nuove prospettive faremo investimenti e piani di sviluppo con collaborazioni di altissimo livello con fotografi e artisti. Il brand era stanco e comunque andava rinnovato, correva il rischio di diventare una sorta di quotidiano. A noi non serve un’informazione quotidiana, noi facciamo informazione puntuale ma radicale e con questo cambio inseriremo l’Italia in un’ottica molto più internazionale. L’Italia è però il posto dove vogliamo stare. Apriremo una nuova Casa Flash Art a Ostuni, in Puglia, per creare un ponte con la cultura mediterranea, orientale e africana e per costituire un laboratorio sul post paesaggio.
A che prezzo venderete il numero annuale?
Costerà 20 euro, stampato su carta di Fabriano, con una cura grafica che ne farà un oggetto da collezione. Lavoreremo ancora sulla qualità del prodotto offerto e l’online, che potenzieremo ulteriormente, ci permetterà di offrire cose che la carta non consente più. Il nostro è un ragionamento coerente (e siamo convinti che ci premierà) rispetto al territorio e ai tempi storici: vogliamo cogliere le sfide dei nuovi cambiamenti editoriali in corso.
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