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Sophie Seydoux
Leggi i suoi articoliDopo Sylvain Amic, presidente del Musée d'Orsay e dell'Orangerie di Parigi dal 2024 deceduto lo scorso settembre, è scomparso a Parigi il 13 novembre, all’età di 70 anni, dopo una pneumopatia acuta, Guy Cogeval, storico dell’arte e direttore carismatico che ha segnato la vita museale francese, in particolare con la sua presidenza del Musée d’Orsay e del Musée de l’Orangerie (2008-2017). Nato a Parigi nel 1955, Cogeval si formò all’École du Louvre e all’INHA, dedicandosi fin dai primi anni di carriera alla pittura simbolista e post-impressionista, e in particolare a figure come Édouard Vuillard. Quando nel 2008 fu nominato alla guida dell’Orsay, era già noto per il suo spirito anticonformista: “libertario e indocile”, come lo ha definito Le Monde. Durante la sua direzione lo museo vide esposizioni audaci, un potenziamento della politica internazionale e un’apertura crescente agli stimoli contemporanei. Cogeval avrebbe voluto, con una battuta: «mettere il bordello al Musée d’Orsay», intendendo scuotere la tradizione, animare gli spazi, rompere la monotonia. Tra i traguardi del suo mandato: la riorganizzazione degli spazi espositivi, la promozione di mostre che mescolavano pittura e arti visive d’avanguardia, e un rafforzamento della presenza del museo nel panorama internazionale. Cogeval lascia un’eredità complessa e ricca: non solo come curatore e dirigente museale, ma come figura che ha saputo coniugare rigore accademico e gusto per l’evento, amore per il XIX secolo e attenzione verso il pubblico di oggi. Con molte iniziative e mostre da lui promosse in Francia (“C'era una volta Walt Disney” al Grand Palais, “Maurice Denis” al museo d'Orsay e “Riopelle” a Marsiglia), la biografia di Cogeval è così lunga e importante, costellata di traguardi e successi nazionali ed internazionali tali da non potersi riassumere ma da poter far solo intuire il suo valore all'interno del panorama della cultura e dell’arte. La sua scomparsa rappresenta una perdita per il mondo dei musei, che saluta per sempre un protagonista capace di pensare l’arte non come reperto immobile, ma come dialogo vivo con il presente. In queste ore, il Musée d’Orsay e l’Orangerie hanno reso omaggio al suo «amante pazzo del XIX secolo» con una dichiarazione ufficiale: «Le musée a perdu un homme de combat et d’émotion».
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