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Immagine di una pagina interna dell'antologia «La Palestina è ovunque», a cura di Skye Arundhati Thomas, Edwin Nasr e Gloria Habsburg. Pubblicata da TBA21, Silver Press e the87Press.

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Immagine di una pagina interna dell'antologia «La Palestina è ovunque», a cura di Skye Arundhati Thomas, Edwin Nasr e Gloria Habsburg. Pubblicata da TBA21, Silver Press e the87Press.

«La Palestina è ovunque», l’antologia che trasforma la parola in atto di resistenza globale

La Palestina è ovunque, a cura di Skye Arundhati Thomas, Edwin Nasr e Gloria Habsburg, riunisce poesie, saggi e testimonianze da Gaza e dal mondo. Il testo dà voce alla resistenza palestinese

Giulia Rogni

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Parlare non solo di Gaza. Ma a Gaza. E poi parlare ovunque. Perchè ogni frase porta il peso della realtà e ogni parola sfida la censura. Eppure resiste, concreta e visibile, contribuendo mappare la risonanza globale della lotta palestinese per la liberazione. TBA21 Thyssen-Bornemisza Art Contemporary, insieme a Silver Press e the87Press, presenta La Palestina è ovunque, un’antologia curata da Skye Arundhati Thomas, Edwin Nasr e Gloria Habsburg. All'interno compaiono poesie, saggi, diari: un mosaico di voci che va da Gaza al mondo, da giovani autori ad esperti internazionali. Tra i nomi: Lujayn, quindici anni, scrittrice e ricamatrice a Gaza; Alaa Abd El-Fattah, attivista egiziano-britannico ancora in carcere; Nasser Abourahme, docente e scrittore che esplora storia coloniale e teoria politica; e poi Muhammad al-Zaqzouq, Maisara Baroud, Ahmed Bassiouny, Mira Mattar, Mohammed Mhawish, Nahil Mohana, Nasser Rabah, Adam Rouhana, Ahmad Zaghmouri. Ognuno con una storia diversa, ma con lo stesso filo rosso: resistere e testimoniare. 

Il progetto nasce con un’intenzione precisa: non ridurre Gaza a metafora, non astrarre il dolore. Mohammed Mhawish lo dice senza mezzi termini: «Parlate a Gaza, non solo di Gaza». Da lì, l’antologia si allarga. La Palestina diventa concetto globale, idea di resistenza e di giustizia. I testi affrontano blocchi, blackout, bombardamenti. Eppure emergono. Le voci dentro il libro sono eterogenee, ma tutte parlano con la stessa urgenza. Giovani e veterani, scrittori e poeti, traduttori e artisti visivi. Ogni testo è un frammento di resistenza, un atto contro l’oblio. Ogni parola è un ponte tra il locale e il globale. La Palestina diventa lente per osservare le tensioni, le ingiustizie, le lotte planetarie. La Palestina diventa invito: a vedere, a sentire, a testimoniare.

Nasser Abourahme sintetizza così: «La Palestina è ovunque perché nomina un soggetto politico di emancipazione universale». Ogni pagina del libro mette in scena questa visione. Non è solo arte, non è solo letteratura. È un atto politico. È resistenza. È testimonianza che non si piega al silenzio, che non si lascia cancellare. Rosa Ferré e Markus Reymann, co-direttori TBA21, scrivono nella prefazione: «Ci sono momenti in cui il silenzio diventa complicità. «La Palestina è ovunque» emerge in uno di questi momenti. Non si accontenta di neutralità: raccoglie atti di sopravvivenza e dignità. L’arte e il linguaggio devono fare più che testimoniare: devono incriminare». 
Il volume non si ferma al libro. Il progetto editoriale, iniziato nel 2023, continuerà nel 2026 con opere visive, sonore e multimediali su piattaforma digitale, portando le voci al presente e allo stesso tempo oltre i confini. Tutti i proventi andranno a Medical Aid for Palestinians e The Arab Group for the Protection of Nature. 
Perché ciò che è importante è parlare non solo di Gaza, ma a Gaza. E poi parlare ovunque. È dalla trasmissione, conoscenza e condivisione che nasce un «libro vivo». Che non lascia indifferenti. Che invita a testimoniare. E, soprattutto, a resistere.


 

Copertina dell'antologia «La Palestina è ovunque», a cura di Skye Arundhati Thomas, Edwin Nasr e Gloria Habsburg. Pubblicata da TBA21, Silver Press e the87Press.

Giulia Rogni, 25 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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