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5,3 milioni, record per il meteorite marziano più grande di sempre

Venduto da Sotheby’s a New York, NWA 16788. Pesa 24,67 kg, è caduto nel Sahara dopo un viaggio di 225 milioni di Km a 70.000 Km/h. È uno degli unici 400 frammenti mai trovati sulla Terra provenienti dal pianeta rosso

Jenny Dogliani

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Ha viaggiato per 225 milioni di chilometri a una velocità di circa 20 chilometri al secondo (oltre 70.000 chilometri orari), per schiantarsi in un angolo remoto del Sahara nigeriano, nella regione di Agadez. Si chiama NWA 16788, è il frammento di meteorite marziano rinvenuto il 16 novembre 2023, pesa 24,67 kg: su oltre 77.000 meteoriti ufficialmente riconosciuti, solo 400 provengono da Marte (per un peso complessivo stimato di 374 kg). NWA 16788 rappresenta da solo circa il 6,5% di tutto il materiale marziano finora identificato, il più grande di sempre. Ad aggiudicarselo è stato un compratore anonimo che ha fermato a 5,3 milioni di dollari il martelletto dell’asta tenutasi il 16 luglio da Sotheby’s a New York (stima 2-4 milioni di dollari). Scientificamente si tratta di una shergottite olivinico-microgabbroica, ovvero una tipologia rarissima di meteorite marziano formatasi dal lento raffreddamento del magma sul pianeta rosso. La sua struttura interna rivela una composizione dominata da tre minerali principali: il pirosseno, che costituisce circa il 61% del volume complessivo; la maskelynite, un vetro naturale formatosi dalla trasformazione del plagioclasio in seguito a forti pressioni d’urto, che rappresenta oltre il 21%; e l’olivina, presente per circa il 15%. A questi si aggiungono, in quantità minori, fosfati, ossidi di ferro-cromo-titanio (come l’ilmenite) e pirrotina, un solfuro di ferro. 

© Sotheby’s

NWA 16788 è stato espulso dalla superficie marziana milioni di anni fa da un impatto asteroidale così violento da fondere e deformare i minerali originari e da imprimere al frammento una velocità sufficiente a superare la gravità di Marte: fenomeno è estremamente raro: si stima che solo 19 crateri su tutto Marte abbiano avuto abbastanza energia da generare meteoriti come questo. La presenza della maskelynite è un indicatore diretto dell’intensità dello shock subìto: si tratta infatti di un vetro formatosi dalla trasformazione del plagioclasio per effetto di altissime pressioni. È la «firma» dell’evento catastrofico che ha originato il viaggio interplanetario del meteorite.
«Ciò che rende questa meteorite ancora più interessante è la sua particolare tessitura, di tipo poikilitico: i piccoli cristalli di olivina sono inglobati in cristalli più grandi di pirosseno, a indicare una storia di raffreddamento lento e profondo all’interno della crosta marziana. Sulla superficie e all’interno del meteorite si osservano numerose fratture, alcune delle quali si dispongono perpendicolarmente all’asse dei cristalli, segno di eventi traumatici subiti durante il viaggio interplanetario o al momento dell’impatto sulla Terra. Intorno ad alcune tasche da shock-melt – zone dove il calore dell’impatto ha fuso parzialmente la roccia – sono presenti microvene arricchite in carbonato di calcio, probabilmente frutto di una lieve alterazione terrestre dopo la caduta nel deserto», spiegano da Sotheby’s. NWA 16788 rappresenta una finestra geologica su Marte: la sua composizione, la struttura interna e lo stato di conservazione ne fanno il più grande frammento marziano conosciuto e uno dei più importanti dal punto di vista scientifico. Prima di essere messo all’asta da Sotheby’s, il meteorite era stato esposto al pubblico presso l’Agenzia Spaziale Italiana a Roma, in occasione della Notte Europea dei Ricercatori del 2024, e successivamente in una galleria privata ad Arezzo, in Toscana.

Jenny Dogliani, 17 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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