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Carlo Mollino, «Mr. Singer & Sons», tipi di mobili 7 (disegno tavolo Vertebra), 1950. Fondo Carlo Mollino conservato al Politecnico di Torino, Sezione Archivi Biblioteca Gabetti

Foto per gentile concessione dell’Agenzia del Demanio, Fondo Carlo Mollino conservato al Politecnico di Torino, Sezione Archivi Biblioteca Gabetti.

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Carlo Mollino, «Mr. Singer & Sons», tipi di mobili 7 (disegno tavolo Vertebra), 1950. Fondo Carlo Mollino conservato al Politecnico di Torino, Sezione Archivi Biblioteca Gabetti

Foto per gentile concessione dell’Agenzia del Demanio, Fondo Carlo Mollino conservato al Politecnico di Torino, Sezione Archivi Biblioteca Gabetti.

1945-1954: quando gli americani scoprirono il Made in Italy

Nella Fondazione Ragghianti di Lucca sono riuniti i pezzi iconici, alcuni molto rari, che nel secondo dopoguerra furono esposti in mostre itineranti per gli Stati Uniti 

Quanto l’espressione «made in Italy» abbia una sua identità storica ce lo racconta la mostra, dal 5 aprile al 29 giugno, alla Fondazione Ragghianti «Made In Italy. Destinazione America 1945-1954», nelle sale del Complesso monumentale di San Micheletto. Curata da Paola Cordera e Davide Turrini, la rassegna si avvale di un autorevole comitato scientifico, con autori di saggi nel catalogo, a partire da quelli dei curatori e di Paolo Bolpagni, direttore della fondazione (presieduta da Alberto Fontana), insieme ad altri contributi di approfondimento relativi alle diverse tipologie dei materiali esposti. «Scopo della mostra, spiega Bolpagni, è porre in rilievo il ruolo veramente pionieristico svolto da Ragghianti, in un’Italia ancora distrutta dalla guerra, nel far dialogare arti maggiori e arti cosiddette, a lungo, “minori”. Organizza infatti, insieme alla Cadma (Commissione Assistenza Distribuzione Materiali Artigianato) da lui presieduta, la prima importante mostra negli Stati Uniti di artigianato artistico italiano, come allora si definiva, che inaugurò il 2 dicembre 1947 alla House of Italian Handicrafts». 

Marcello Nizzoli, Giuseppe Beccio, Lexikon 80, macchina per scrivere Olivetti, 1946, Triennale Milano. © Triennale Milano. Foto: Amendolagine Barracchia

Venini & C., disegno Paolo Venini, vaso a fasce verticali incolori, azzurre, verdi e rosse, 1950, Venezia, Fondazione Musei Civici, Museo del vetro di Murano. Foto © Archivio Fotografico-Fondazione Musei Civici di Venezia

Grazie alla collaborazione di enti come la Cna (Compagnia Nazionale Artigiana) e la Handicraft Development Inc., altre mostre seguirono tra il 1947 e il 1956 in una dozzina di città americane, con l’esposizione itinerante «Italy at Work» (1950-1953); ci furono anche rassegne commerciali ospitate in prestigiosi stores come Macy’s e Kauffmann. «La mostra è frutto di un lavoro certosino durato due anni per ritrovare i pezzi iconici che furono allora esposti e non ci sono molti superstiti! Del mitico tavolo “Vertebra” di Carlo Mollino ne esistono solo due al mondo e uno, il cui valore stimato è notevolissimo, viene esposto a Lucca», aggiunge Bolpagni. Molto suggestivo vedere come dall’immagine di un’Italia contadina, con prodotti artigianali quali la bambolina o il carretto siciliano, si arrivi nell’arco di tre-quattro anni alla produzione di oggetti di avanguardia assoluta nel design industriale, che andranno appunto a costituire l’immaginario collettivo legato al «Made in Italy» frutto dell’incontro tra la creatività insita nel nostro Dna e la capacità degli americani, grazie ai loro mezzi di marketing, di costruire questa fama. La mostra (pur senza alcun intento di propaganda filoamericana) documenta l’importante dialogo che Ragghianti aveva intessuto con quel Paese, anche grazie alla presenza di fuoriusciti ebrei negli Stati Uniti come Bruno Zevi e Max Ascoli, studioso quest’ultimo di filosofia, di diritto e vicino alle idee politiche di Ragghianti, di un’area laica, progressista. 

Sfilano dunque, nell’allestimento di Uliva Velo, oggetti diversi, dai vetri Venini alle ceramiche di Gio Ponti, a Lucio Fontana e a Fausto Melotti, dai mosaici che Gino Severini fa realizzare a partire da sue composizioni cubiste degli anni Dieci alla macchina da scrivere Lexicon 80 di Marcello Nizzoli e Giuseppe Beccio, o alle calzature di Salvatore Ferragamo. «Alcuni artisti intuirono subito le enormi potenzialità delle arti applicate, conclude Bolpagni. Penso, ad esempio, a Giuseppe Capogrossi, che usa il proprio linguaggio segnico, appena inventato, nel design di mattonelle, foulard ecc...». La mostra è realizzata con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, il supporto di Toscana Aeroporti e il patrocinio del Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a Firenze, dell’American Chamber of Commerce in Italy, della Regione Toscana, della Provincia di Lucca e del Comune di Lucca. 

Carlo Ludovico Ragghianti, «House of italian Handicraft», penna stilografica e tocco matita rossa, collezione Francesco Ragghianti, quaderno rosso «Disegni e schizzi 1940-1949»

Laura Lombardi, 26 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

1945-1954: quando gli americani scoprirono il Made in Italy | Laura Lombardi

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