Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

L'altare nella collegiata dei Santi Nazaro e Celso a Brescia dove è custodita «L’Incoronazione della Vergine» (1534 ca) di Alessandro Bonvicino detto il Moretto

Image

L'altare nella collegiata dei Santi Nazaro e Celso a Brescia dove è custodita «L’Incoronazione della Vergine» (1534 ca) di Alessandro Bonvicino detto il Moretto

A Brescia Moretto ebbe la rivincita su Tiziano

«L’Incoronazione della Vergine» dipinta per la Collegiata dei Santi Nazaro e Celso ha ritrovato il suo luminoso cromatismo grazie ai Giovani Imprenditori

Image

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

È stato grazie ai Giovani Imprenditori di Confindustria Brescia se si è potuta restaurare la pala dell’«Incoronazione della Vergine con i santi Michele Arcangelo, Giuseppe, Francesco e Nicola» dipinta verso il 1534 da Alessandro Bonvicino detto il Moretto (Brescia 1498-1554) per la Collegiata dei Santi Nazaro e Celso. Per non sottoporre la grande tavola (289 centimetri per 198, dipinta a olio) a traumatici spostamenti, si è deciso di intervenire nella chiesa stessa, allestendo un ponteggio a due piani progettato in modo da consentire l’avanzamento dal muro di circa tre metri della grande tavola e verificare così lo stato di conservazione della carpenteria lignea. Che è risultata in ottima salute. Si trattava però di restituire a quest’opera il cromatismo luminoso e le finezze esecutive originarie.

«Per il Moretto si trattò di un’autentica sfida, spiega al «Giornale dell’Arte» lo storico dell’arte Davide Dotti, deus ex machina dell’operazione, non solo per l’importanza dei committenti (che solo nel 2022 si è potuto confermare con certezza essere la famiglia Soncini), ma perché nella chiesa originaria il dipinto si trovava proprio accanto al “Polittico Averoldi” di Tiziano, giunto in città nel 1522. Tiziano allora era già una star e al Moretto, che lo aveva incontrato a Venezia intorno al 1520 e che lo ammirava profondamente, l’unica soluzione possibile dovette sembrare quella di rendergli omaggio nella sua opera».

La grande pala dell’«Incoronazione» era sormontata da una formella con «Dio benedicente» ai cui lati c’erano due tondi con l’«Annunciazione», mentre sotto si trovava un pannello ovoidale con l’«Adorazione dei pastori». Nell’altare della nuova chiesa (costruita nel secondo Settecento) furono inseriti solo la pala e il pannello con Dio Padre, mente i tondi e l’Adorazione furono collocati nella canonica, dove si trovano tuttora.

Come evidenzia Davide Dotti, «non solo il Moretto si rifà al denso e luminoso cromatismo di Tiziano ma la “Vergine annunziata” del tondo è tratta da quella del “Polittico Averoldi”, e anche il Cristo che incorona la Vergine è fortemente tizianesco. Tuttavia, il Moretto ammirava molto anche Raffaello e anche a lui rese omaggio in quest’opera: l’arcangelo Michele è un esempio evidente di classicismo raffaellesco: è bello come una divinità classica e dalla punta della sua lancia, conficcata nel ventre del diavolo, non esce una sola goccia di sangue». Così, quando nell’Ottocento il mito di Raffaello risorse, anche il Moretto ne fu beneficiato: «Lo storico Stefano Fenaroli nel 1875, commenta Dotti, rammentava una dichiarazione di Francesco Hayez che, partito da Milano per Brescia per vedere il “Polittico Averoldi” di Tiziano, dichiarò: “tornato a Milano, ebbi solo negli occhi l’‘Incoronazione’ del Moretto”».   

Realizzato da Antonio Zaccaria in accordo con Angelo Loda e Silvia Massari della Soprintendenza di Brescia, e accompagnato dalle indagini diagnostiche di Vincenzo Gheroldi (UniBo), il restauro appena concluso ha messo innanzitutto in sicurezza le particelle di materia sollevate. Il film pittorico e le velature erano in buono stato di conservazione ma, spiega Zaccaria, è stato necessario intervenire «sulla vecchia vernice sovrapposta alla pellicola pittorica che risultava notevolmente alterata, virando dall’originaria trasparenza verso un giallo-verdognolo che, complice l’inscurimento indotto anche dal nerofumo e dai depositi di pulviscolo atmosferico, aveva completamente modificato la temperatura cromatica della tavolozza di Moretto». Grazie alla delicata e selettiva pulitura, ora sono riaffiorate «la luce argentina e le cromie cristalline» che per secoli hanno incantato studiosi e pittori.

«L’Incoronazione della Vergine» (1534 ca) di Alessandro Bonvicino detto il Moretto dopo il restauro

Ada Masoero, 03 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

10 Corso Como dedica al maestro romagnolo una mostra incentrata sulla realtà più labile che esista, selezionando scatti in cui si aprono riflessioni sugli statuti della fotografia e sull’atto stesso del fotografare

Con un convegno in programma il 22 e 23 maggio sarà presentato il restauro degli affreschi realizzati nella Chiesa di San Salvatore nel 1375 dal Maestro di Lentate

Al Museo Castello San Materno di Ascona sono riunite 55 opere tra dipinti, disegni e cicli grafici, molti provenienti da una collezione privata svizzera, altri dal Kunst Museum Winterthur

A maggio, il progetto del filantropo e imprenditore giapponese Hiroyuki Maki inaugura a Venezia due mostre per promuovere anche in Europa l’arte contemporanea del suo Paese

A Brescia Moretto ebbe la rivincita su Tiziano | Ada Masoero

A Brescia Moretto ebbe la rivincita su Tiziano | Ada Masoero