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Eugenio Cecconi, «Radunata di caccia grossa»

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Eugenio Cecconi, «Radunata di caccia grossa»

A Forte dei Marmi i cani (ma non solo) di Eugenio Cecconi

Nel Forte Leopoldo I una cinquantina di opere dà conto dell’impegno del pittore livornese anche nel ritratto e delle scene di genere

Come Edgar Degas e le sue ricerche sul dinamismo dei cavalli, Stefano Bruzzi e gli ovini d’Appennino, Giuseppe Palizzi e la fauna nella foresta di Fontainebleau, la raffigurazione di cani di caccia è indissolubilmente legata al nome di Eugenio Cecconi. Al Forte Leopoldo I di Forte dei Marmi (Lucca) la mostra «Eugenio Cecconi. Giornate di caccia e di colore» spiega però come sia riduttivo fermarsi a questo. Promossa dal Comune di Forte dei Marmi e dalla Società di Belle Arti, a cura di Elisabetta Matteucci e Francesco Palminteri, lo fa grazie a una cinquantina di opere distribuite in sette sezioni tematiche, dal 31 maggio al 9 novembre.

Ma chi era Eugenio Cecconi e perché riscoprirlo? «Un interprete del periodo di transizione fra il crepuscolo della Macchia e l’avvio al Naturalismo, i cui quadri sono da considerarsi come le pagine dipinte, i tableaux vivants di certa letteratura di fine Ottocento dalla straordinaria freschezza narrativa»: così lo ritrae la curatrice di mostra, Elisabetta Matteucci, definendolo appunto «un talento versatile da riscoprire» nel catalogo edito da Nomos edizioni. «Eugenio Cecconi è un caso isolato nel panorama artistico di fine Ottocento, che riuscì a imporsi presso gli amatori italiani e stranieri di passaggio a Firenze come uno dei più raffinati interpreti della vita all’aria aperta e dei soggetti tratti dalla pratica venatoria, aggiunge Matteucci. Sebbene debba la sua fortuna proprio a questi soggetti, questo in qualche maniera è stato anche un limite a considerarne l’intera produzione. Ecco perché la mostra dà conto del suo impegno anche nel tema del ritratto e delle scene di genere. La maggior parte delle opere in mostra non vengono esposte da tempo, sono quindi l’occasione di una riscoperta, come “Fienaiole in riposo” o “Partenza per la tela alle folaghe nel lago di Burano”, in cui, grazie al suo pennello e alla sua capacità di capire profondamente l’animo umano, ogni volto è nobilitato, mostrando caratteristiche tipiche della bellezza etrusca e un’eleganza severa, diventando così un importante documento sociale di quel periodo».

Avvocato livornese classe 1842, Cecconi lasciò presto il Foro per seguire la passione delle Belle Arti, che studiò a Firenze avvicinandosi al gruppo dei Macchiaioli, maturando, come indicano in sala le dettagliate schede a cura di Claudia Fulgheri, un impasto cromatico e luministico di fine lirismo, in linea con il tardo Naturalismo europeo. È così che attorno a una sezione centrale come «L’amico fedele», dallo statuario «Cane da lepre» al trepidante «Cane da caccia in punta», passando per il «Pointer» dallo sguardo umano, è sviluppato un racconto più articolato e complesso: ad iniziare dalla sezione «La luce dell’Etruria», con la scuola toscana di Niccolò Cannicci, Egisto Ferroni e Adelmo Tommasi, sino a chiudere con la piena maturità compositiva e tecnica nell’ultima sezione «Dando la via agli stivali».

Un lungo excursus di carriera nel quale opere come le «Cenciaiole livornesi», le «Pollaiole gabbrigiane» e le «Venditrici di arance» rendono l’eco delle brillanti cromie tunisine, interiorizzate nel viaggio del 1871 con l’amico pittore Adolfo Belimbau, e ancor più ricordano al pubblico chi era Cecconi. Non solo l’autore per cui il coevo macchiaolo Telemaco Signorini ebba a dire «c’è gente nei cani di Cecconi», sottolineandone la capacità di ritrarre l’indole dei propri aiutanti di caccia. Bensì un autore di più variegata empatia e abilità pittorica, capace di accogliere dalla pratica venatoria e dal genius loci della Maremma, sino a un più articolato mondo di ritratti e scene di vita dell’Ottocento.

Eugenio Cecconi, «Braccaioli e muta di cani da cinghiale»

Sanzia Milesi, 30 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

A Forte dei Marmi i cani (ma non solo) di Eugenio Cecconi | Sanzia Milesi

A Forte dei Marmi i cani (ma non solo) di Eugenio Cecconi | Sanzia Milesi