«Il semplice fatto che la carta sia diventata più disponibile grazie alla rivoluzione della stampa dei libri ha portato gli artisti a lavorare in modo diverso, afferma Martin Clayton, responsabile delle stampe e dei disegni del Royal Collection Trust. Disegnavano in modo molto più libero e sperimentale. Il disegno divenne il laboratorio, se così si può dire, in cui si sviluppò il nuovo stile rinascimentale». Clayton spiega così il pensiero alla base della nuova mostra, «Drawing the Italian Renaissance», che ha curato alla King’s Gallery (dal primo novembre al 9 marzo 2025). La rassegna comprende 160 opere della Royal Collection di grandi nomi (Leonardo, Raffaello, Michelangelo) e, se non piccoli, solo un po’ meno grandi (Annibale Carracci, Beato Angelico, Domenico Ghirlandaio).
Clayton afferma di aver evitato un approccio cronologico, sottolineando che la Royal Collection, per quanto vasta, si è formata per motivi di «convenienza» attraverso ciò che era disponibile sul mercato nel XVII e XVIII secolo, piuttosto che svilupparsi come un insieme rappresentativo della storia dell’arte. «Ho voluto guardare a ciò che gli artisti facevano attraverso il disegno. Come disegnavano, quali tipi di disegni producevano, accostando fogli di artisti che magari non lavoravano nello stesso periodo o nella stessa regione». In linea con questo approccio pratico, Clayton dice di aver deciso di rinunciare a un catalogo tradizionale e di offrire ai visitatori un quaderno di schizzi: «Volevo che la mostra fosse incentrata sul disegno e sull’atto del disegnare. Mettiamo a disposizione del pubblico materiali con cui disegnare». Le scoperte fatte durante la preparazione della mostra non sono state eclatanti; il disegno di uno struzzo, visto l’ultima volta quasi cinquant’anni fa, nel 1976, può essere attribuito a Tiziano. «È un disegno che sta appassionando molte persone; non se ne conoscono molti di Tiziano e questo è probabilmente il più notevole che sia sopravvissuto, afferma. Antoon van Dyck lo vide a Venezia e ne fece una copia nel suo quaderno di schizzi, ma dopo aver raggiunto l’Inghilterra l’attribuzione andò persa. Negli ultimi anni gli studiosi hanno riaffermato l’attribuzione. Non si tratta quindi di una nuova scoperta, ma di un’affermazione di qualcosa che va ribadita».
In concomitanza (9 novembre-16 febbraio 2025) la mostra della Royal Academy è un’altra vetrina dell’Alto Rinascimento. Intitolata «Michelangelo, Leonardo, Raffaello», è incentrata sulla competizione tra i tre grandi esplorando le loro interazioni nella Firenze del primo Cinquecento. «Si tratta di due modi diversi di guardare al periodo, conclude Clayton. La nostra mostra è un’indagine sull’Italia intera nell’arco di 150 anni, mentre la Royal Academy si occupa di un periodo di tempo molto breve in una sola città. Le due mostre si completano a vicenda».