Walter Guadagnini
Leggi i suoi articoliL’annuncio è di quelli che mettono in fibrillazione il mondo della fotografia: «Dopo il Museo del Design Italiano, nascerà un grande Museo Nazionale della Fotografia, che parta dalla collaborazione con il MuFoCo, con il suo bellissimo Archivio, che doti l’Italia finalmente di un Museo Nazionale della Fotografia». Parole di Ministro (Franceschini naturalmente), sebbene in streaming, quindi degne di fiducia.
Intervistato subito dopo, il presidente della Triennale Stefano Boeri chiarisce: «Gli archivi del MuFoCo verranno spostati in Triennale, che aprirà un grande spazio dedicato alla fotografia e agli archivi di 1.500 mq. La Triennale manterrà, all’interno del progetto del Museo Nazionale della Fotografia, un rapporto privilegiato con Cinisello Balsamo e con Villa Ghirlanda, nella quale verranno prodotte esposizioni e mostre con continuità».
Insomma, la sensazione è che giunga garbatamente a conclusione un percorso di trasferimento dalla periferia al centro, da Villa Ghirlanda alla Triennale, capendo finalmente che un museo che si definisce come «Nazionale» non può vivere in una località ai margini di qualsiasi percorso, non solo turistico, ma anche degli addetti ai lavori.
Se si riuscirà a chiudere questa stagione (nella quale, è bene ricordare, il MuFoCo ha fatto tanto in termini di acquisizioni, di conservazione e di esposizioni; quello che è mancato è stato il principio della diffusione, al quale fortemente si lega quello della valorizzazione, a causa principalmente proprio del suo posizionamento) e si forniranno al nascente museo gli strumenti per funzionare realmente (quale struttura organizzativa avrà? Per raggiungere quali obiettivi? Con quali mezzi?) si potrà effettivamente dire che un altro tassello, fondamentale, della crescita della cultura fotografica nel nostro Paese sarà stato aggiunto, con benefici per tutti gli attori del sistema, primi fra tutti i fotografi stessi.
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