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Kantharos attico a figure rosse con testa di sileno

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Kantharos attico a figure rosse con testa di sileno

A Napoli storie di reperti trafugati dal Sud Italia

Negli spazi del Mann sono presentati i risultati di un’indagine volta a «verificare lo stato giuridico di oltre 15mila reperti archeologici, sequestrati o confiscati nel corso dei decenni e conservati nei depositi del Museo», spiega Massimo Osanna

«La mostra è l’esito di un importante percorso di indagine condotto nell’ambito del protocollo d’intesa siglato tra il Mann e la Procura della Repubblica di Napoli. Un lavoro congiunto che ha visto il coinvolgimento della magistratura, dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale e dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, volto a verificare lo stato giuridico di oltre 15mila reperti archeologici, sequestrati o confiscati nel corso dei decenni e conservati nei depositi del Museo. I reperti oggi esposti, finalmente restituiti alla collettività, riaffermano il valore della legalità come fondamento essenziale per la protezione e la trasmissione della nostra eredità culturale», dichiara Massimo Osanna, direttore generale Musei del MiC, curatore, con Marialucia Giacco, responsabile dell’area Studi e Ricerche del Mann, della mostra «Tesori ritrovati: storie di crimini e di reperti trafugati», allestita fino al 30 settembre nelle nuove sale al terzo piano del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. 

Il percorso in cinque sezioni tematiche affronta dapprima il tema del collezionismo, che ha spesso fomentato traffici illeciti; poi il mercato illegale internazionale e le strategie per contrastarlo; i più noti casi giudiziari, il tema delle falsificazioni e, infine, quelli ancora irrisolti. Tra i tanti e vari materiali, provenienti dal Sud Italia e databili dall’età arcaica al Medioevo, moltissime ceramiche (geometrica, daunia ed enotria, corinzia, etrusco-corinzia, bucchero, ceramica attica a figure nere e rosse e a quella figurata di produzione lucana, apula e campana), oggetti in bronzo (armi, armature, vasellame, ornamenti personali), marmi di arredo domestico di epoca romana, terrecotte figurate, VI-II secolo a.C.), numerose monete greche, romane e medievali. 

Tra le tante storie che emergono, quelle delle tre lastre affrescate della cosiddetta Tomba del Cavaliere di Paestum (IV secolo a.C.), un tempo nella collezione privata di Maria Callas; il dipendente di una farmacia napoletana che saldava i debiti con reperti archeologici (autentici o falsi) in cambio di sostanze psicotrope; l’archeologo francese che acquistava per poche lire (siamo nel ’900) sculture pompeiane da un contadino; la statua del I secolo d.C. recuperata nel cortile di un condominio e, così, sottratta a un noto criminale di un quartiere napoletano. Tra fine maggio e inizio giugno, nell’ambito delle celebrazioni per i 2.500 anni di Napoli, il Mann riaprirà con un nuovo allestimento due nuove sezioni: le sale dedicate alla Villa dei Papiri e quelle degli arredi domestici pompeiani. 

Olga Scotto di Vettimo, 16 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

A Napoli storie di reperti trafugati dal Sud Italia | Olga Scotto di Vettimo

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