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Alfonso de Franciscis

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Alfonso de Franciscis

A Napoli una nuova biblioteca in memoria dell’ex soprintendente archeologo de Franciscis

Nel Palazzo Reale, al primo piano, si inaugura oggi la biblioteca della Soprintendenza Archeologia e Paesaggio per l’Area Metropolitana in quella che negli anni Sessanta fu la dimora del soprintendente partenopeo

Carlo Avvisati

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Dedicata alla memoria dell’archeologo, soprintendente e professore universitario Alfonso de Franciscis (Napoli, 1915-89), apre oggi, 5 luglio, alle ore 17, al primo piano del Palazzo Reale di Napoli, la nuova biblioteca della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli. La struttura occupa gli ambienti che sino a mezzo secolo fa erano parte dell’appartamento abitato da chi guidava l’allora Soprintendenza archeologica di Napoli e Caserta, ovvero de Franciscis. «Lo spazio che abbiamo ricavato e reso disponibile per gli studiosi, spiega Mariano Nuzzo soprintendente Sabap, accoglierà circa 2mila volumi. Per adesso possiamo contare su un numero di pubblicazioni di poco inferiore. Va detto che la biblioteca è di nuova istituzione e che puntiamo ad ampliarla quanto prima». In particolare, i locali accoglieranno volumi di archeologia, architettura, paesaggio, patrimonio storico-artistico e saranno aperti agli studiosi negli orari d’ufficio. La parte più interessante è il settore dedicato all’archeologia di Pompei e dell’area vesuviana, grazie anche alla donazione di numerosi volumi da parte dei parchi archeologici e istituzioni della zona. Sfortunatamente, il fiore all’occhiello della biblioteca, ovvero il fondo de Franciscis, non ci sarà perché anni fa la collezione venne rubata dalla casa del soprintendente a Caserta. 

Per la cerimonia di dedica, oltre a Nuzzo, presenti il figlio Vittorio de Franciscis e gli archeologi Luca di Franco, Stefano De Caro e Antonio De Simone. Gli ultimi due hanno lavorato con lui a stretto contatto: De Caro è stato il suo primo laureato, De Simone suo assistente universitario. «De Franciscis, ricorda De Caro, mi mandò a imparare il mestiere a Sibari e poi a Oplontis, con il compito di registrare tutto quanto fosse emerso dallo scavo di cui aveva una concezione moderna e un sacro rispetto della documentazione. A Pompei, dove riuscì a riportare una gestione “normale” dopo gli anni “incerti” dell’ultima fase Maiuri, la Casa di Giulio Polibio (da lui scavata) possiede il più ricco inventario di reperti mai fatto di una domus pompeiana». E aggiunge De Simone: «Prima di arrivare a Napoli era stato soprintendente della Calabria: a lui si deve la scoperta e il recupero delle tavole bronzee di Locri. Qui ebbe a che fare con la malavita: mi raccontò infatti, di quando andò dal contadino a ritirare i reperti protetto alle spalle dall’autista col fucile spianato. La sua sfortuna è stata quella di essere il successore di Maiuri. Tuttavia, è stato fondamentale per Pompei dove ha arginato il degrado che alla fine degli anni ’50 stava aggredendo gli scavi. A lui si devono, tra gli altri, lo scavo modello della Casa di Giulio Polibio, il nuovo allestimento di Villa dei Papiri, il recupero delle sale al primo piano del Museo Nazionale e un rinnovato interesse per Napoli, con lo scavo a San Lorenzo Maggiore».

Da sinistra: Fausto Zevi, Alfonso de Franciscis e Giuseppina Cerulli

Carlo Avvisati, 05 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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