Carlo Avvisati
Leggi i suoi articoliServirà un anno per restaurare il carro del tipo «pilentum», in uso da sacerdotesse e matrone nelle cerimonie e nelle feste dell’antica Roma, ritrovato nello scavo della villa romana detta «Imperiali» a Civita Giuliana, a poche centinaia di metri dalle mura nord del Parco Archeologico di Pompei. Il carro è a quattro ruote ed è munito di un cassone (90x140 cm) in legno di faggio, con una seduta per una o due persone contornata da braccioli e schienale metallici.
Le parti lignee mantengono ancora tracce dell’originario colore rosso e sono decorate con applique di bronzo e stagno, tra cui una piccola erma femminile bronzea, con corona, e medaglioni con scene erotiche di satiri amoreggianti con ninfe. Delle ruote restano solo i cerchi in ferro e i mozzi. Non è stato rinvenuto il timone, del quale tuttavia è stato fatto il calco colando gesso nella cavità lasciata dal legno incinerito.
Il ritrovamento, a circa sei metri di profondità, risale agli inizi del gennaio scorso ed è avvenuto mentre gli archeologi erano alla ricerca di «un carro romano con decorazioni in oro, argento e bronzo», come è emerso dai verbali del processo in corso al Tribunale di Torre Annunziata contro due uomini accusati dello scavo clandestino della villa.
Lo scavo legale invece, è svolto dal Parco di Pompei, con l’ausilio dei Carabinieri del Ntpc e del «Gruppo di tutela» di Torre Annunziata costituito dal procuratore Pierpaolo Filippelli. Un altro carro, forse una biga, come è emerso nello stesso processo, venne requisito da emissari di un clan camorristico ai tombaroli che l’avevano trovato e immesso sul mercato estero.
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