Caravaggio, «Autoritratto in veste di Bacco», Roma, Galleria Borghese (particolare)

Foto: Mauro Coen. © Galleria Borghese

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Caravaggio, «Autoritratto in veste di Bacco», Roma, Galleria Borghese (particolare)

Foto: Mauro Coen. © Galleria Borghese

A Palazzo Barberini ci sarà «un Caravaggio allo stato puro»

Il 7 marzo si apre una mostra che, attraverso prestiti eccezionali, presenterà una ventina di opere capitali e autografe del Merisi per fare il punto, ad oggi, sulle novità emerse negli ultimi anni

«La mostra “Caravaggio 2025” che inaugurerà il 7 marzo a Palazzo Barberini, sarà il più ambizioso progetto espositivo, dedicato al pittore, degli ultimi decenni»: così Thomas Clement Salomon, direttore delle Gallerie Nazionali di arte antica Barberini Corsini, ha annunciato stamattina, nel grandioso Salone Pietro da Cortona di Palazzo Barberini, il non meno grandioso progetto di mostra. Una ventina di opere capitali del Merisi, allestite secondo un criterio cronologico, saranno esposte, fino al 6 luglio, con la cura dello stesso Salomon, di Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese, e di Maria Cristina Terzaghi, fra i principali esperti del pittore. 

Una mostra resa possibile innanzitutto da prestiti straordinari (concessi dalle più importanti istituzioni museali del mondo), dal reciproco sostegno fra i musei del Sistema museale nazionale e dalla virtuosa collaborazione fra pubblico e privato. Organizzata dalle Gallerie nazionali, in collaborazione con la Galleria Borghese, con il supporto della Direzione Generale Musei-Ministero della Cultura, e con il sostegno del Main Partner Intesa Sanpaolo, la mostra presenterà al pubblico «un Caravaggio in dosi massicce e allo stato puro», come ha detto Francesca Cappelletti, «né allievi, né seguaci in mostra, solo dipinti autografi». 

Fra i dipinti, due opere che segnano un momento fondamentale per i più recenti studi del pittore: il «Ritratto di Maffeo Barberini» e l’«Ecce homo». Il «Ritratto di Maffeo Barberini», pubblicato nel 1963 sulla rivista «Paragone» da Roberto Longhi, con attribuzione al pittore lombardo, si trova già esposto, dal 23 novembre scorso, a Palazzo Barberini. Si tratta di un assoluto inedito per il pubblico perché l’opera, di collezione privata, non è mai stata in precedenza concessa in prestito. L’«Ecce homo», ritrovato nel 2021, è dallo scorso anno esposto al Prado di Madrid, con autografia caravaggesca studiata e confermata da Maria Cristina Terzaghi. Per la prima volta tornerà in Italia, e molti, del resto, in quest’occasione, saranno i ritorni. La «Santa Caterina d’Alessandria» dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, rientrerà a Palazzo Barberini, dove era conservata fino alla dispersione delle sue collezioni, come anche faranno i «Bari» in prestito dal Kimbell Art Museum di Fort Worth.

Opere che tornano a casa, e opere che per la prima volta saranno poste le une accanto alle altre, consentendo preziosi confronti. Come la citata Santa Caterina, che sarà avvicinata a «Marta e Maddalena» del Detroit Institute of Arts e alla «Giuditta» di Palazzo Barberini: tre tele per le quali Caravaggio si servì della stessa modella.

Anche tre dipinti commissionati dal banchiere Ottavio Costa saranno eccezionalmente riuniti: la «Giuditta e Oloferne» di Palazzo Barberini, il «San Giovanni Battista» del Nelson-Atkins Museum di Kansas City e il «San Francesco in estasi» del Wadsworth Atheneum of Art di Hartford. Altro prestito eccellente sarà la «Cattura di Cristo», proveniente dalla National Gallery of Ireland di Dublino, mentre l’estrema produzione di Caravaggio sarà testimoniata da quella che si considera la sua ultima tela, «Il martirio di Sant’Orsola», concesso in prestito da Intesa Sanpaolo. «Abbiamo voluto sostenere questo evento, ha detto Michele Coppola, executive director Arte, Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo e direttore generale Gallerie d’Italia, perché avvertiamo la responsabilità di possedere un Caravaggio. È una responsabilità nei confronti del patrimonio culturale, che appartiene a tutti noi. È un impegno che portiamo avanti anche con il programma “Restituzioni”, attraverso il quale restauriamo opere d’arte e le rendiamo alla fruizione della comunità».

Della fondamentale collaborazione fra pubblico e privato ha parlato Massimo Osanna, direttore generale Musei: «Il nostro è un patrimonio così pervasivo, che è impensabile riuscire a tutelarlo e valorizzarlo senza la partecipazione dei privati». «È un progetto straordinario, ha chiosato Maria Cristina Terzaghi. L’ultima grande occasione espositiva dedicata a Caravaggio è stata la mostra alle Scuderie del Quirinale nel 2010. Il riferimento al 2025, nel titolo, non è solo in rapporto al Giubileo, ma è anche un modo per sottolineare come l’esposizione desideri fare il punto, ad oggi, sulle novità emerse negli ultimi anni sull’artista». I temi del percorso espositivo saranno approfonditi nel catalogo che accompagna l’esposizione, edito da Marsilio.

Palazzo Barberini, con la sua collezione, la più vasta al mondo, di caravaggisti è il luogo ideale in cui mettere in scena nuove scoperte, riflessioni critiche e confronti. In mostra non sono presenti, volutamente, opere custodite nelle chiese. È un esplicito invito, al visitatore, a proseguire il percorso caravaggesco a Roma, al di fuori delle sale del museo.

Arianna Antoniutti, 22 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

A Palazzo Barberini ci sarà «un Caravaggio allo stato puro» | Arianna Antoniutti

A Palazzo Barberini ci sarà «un Caravaggio allo stato puro» | Arianna Antoniutti