Graziella Melania Geraci
Leggi i suoi articoliScoperto, nell’insula 10 della Regio IX, uno dei più grandi complessi termali privati fino ad ora rinvenuti a Pompei. Lo stesso direttore del Parco Archeologico, Gabriel Zuchtriegel, dichiara che la struttura poteva accogliere fino a 30 persone, numero intuibile dalle panchine presenti nell’«apodyterium» (spogliatoio), sicuramente ospiti di un personaggio di rilievo della società locale. Tra i ritrovamenti del calidarium, tepidarium e frigidarium è particolarmente imponente la sala fredda, composta da un peristilio, una corte porticata che misura 10 metri x 10, al cui centro si trova una grande vasca. La scoperta si inserisce in una campagna di scavo che ha portato alla luce diversi ambienti di una domus le cui dimensioni sembrano dimostrare lo stile di vita dell’elite pompeiana, impegnata in relazioni con un’ampia cerchia di clientes e di amici. Il complesso termale è infatti adiacente a una grande sala per banchetti, il cosiddetto salone nero, per consentire agli invitati di fare il bagno e rilassarsi nelle terme prima dei sontuosi convivi.
«Il tutto era funzionale alla messa in scena di uno “spettacolo”, al cui centro stava il proprietario stesso, sottolinea Zuchtriegel. Le pitture di III stile con soggetti della guerra di Troia, gli atleti nel peristilio, tutto doveva conferire agli spazi un’atmosfera di grecità, ovvero di cultura, erudizione oltre che di ozio. Come il salone nero doveva trasportare gli ospiti in un palazzo greco, così il peristilio con la grande vasca al centro e il complesso termale adiacente aveva la funzione di creare una scenografia da ginnasio greco, che veniva accentuata ulteriormente dalle scene atletiche successivamente apportate».
La domus di cui fa parte il complesso termale è scavata solo in parte, dal momento che il progetto attualmente in corso e quasi al suo termine, è funzionale alla sistemazione dei fronti di scavo. L’ingresso principale si doveva trovare a sud dove probabilmente un atrio conduceva ad un grande peristilio che occupava quasi l’intera larghezza dell’isolato e che dava accesso ad una serie di vani.
«Lo scavo degli ambienti in questione, ed in particolare del peristilio, aggiunge il direttore dei lavori, Anna Onesti, è avvenuto grazie a una modalità di esecuzione innovativa, che ha consentito di raggiungere il piano pavimentale evitando lo smontaggio degli elementi architettonici instabili del colonnato».
Una struttura di supporto transitoria ha permesso infatti di scavare l’intero colonnato, lasciando tutte le porzioni murarie al proprio posto. L’intelaiatura consentirà di sorreggere la trabeazione fino a un nuovo progetto di restauro architettonico e strutturale, servendo anche da supporto alla sua stessa esecuzione.
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