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Oscar Murillo, «A song to a tearful garden», allestita alla 36ma São Paulo Biennial, «Not All Travellers Walk Roads-Of Humanity as Practice» fino all’11 gennaio 2026

Courtesy of the artist. © Oscar Murillo. Photo: Reinis Lismanis

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Oscar Murillo, «A song to a tearful garden», allestita alla 36ma São Paulo Biennial, «Not All Travellers Walk Roads-Of Humanity as Practice» fino all’11 gennaio 2026

Courtesy of the artist. © Oscar Murillo. Photo: Reinis Lismanis

A Potsdam Oscar Murillo e il museo come organismo permeabile

Alla DAS MINSK Kunsthaus l’opera dell’artista che sviluppa da anni una pratica multiforme si confronta con Claude Monet

Alessia De Michelis

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Con l’arrivo della direttrice Anna Schneider, la DAS MINSK Kunsthaus di Potsdam consolida la propria posizione nel panorama culturale della città, intensificando una visione che intreccia memoria dell’ex Ddr e sguardi contemporanei. Schneider orienta il programma verso un approccio interdisciplinare capace di amplificare voci e pratiche spesso rimaste ai margini, rinnovando il dialogo tra passato e presente attraverso un’impostazione curatoriale inclusiva.

In questo quadro si inserisce «Osmosi collettiva», la grande mostra che dal 14 marzo al 9 agosto 2026 vedrà protagonista Oscar Murillo. Nato nel 1986 a La Paila, in Colombia, l’artista sviluppa da anni una pratica multiforme che unisce pittura, installazione, video, suono e progetti collaborativi, esplorando idee di collettività e culture condivise. La nuova esposizione, curata da Schneider e Daniel Milnes con Luisa Bachmann, segna anche la prima collaborazione tra l’istituzione tedesca e il Museo Barberini, con opere presentate in entrambe le sedi.

Per Murillo, l’osmosi diventa una metafora del ruolo del museo come organismo permeabile, capace di creare scambi tra interno ed esterno, tra istituzione e città, tra Potsdam e il resto del mondo. Il dialogo con Claude Monet, che attraversa il progetto, amplia questo processo: i paesaggi di luce del maestro francese diventano un terreno simbolico per interrogare la possibilità di una comunità universale. «Oscar Murillo riesce a portare avanti il discorso sulle pratiche pittoriche, abbattendo i confini visibili e invisibili e ridefinendo i cicli sociali ed economici, commenta la direttrice. Il suo lavoro ripensa le possibilità di costruzione di una comunità e Collective Osmosis diventa un esperimento intellettuale e pratico vissuto per promuovere lo scambio e contrastare le disuguaglianze. La scelta di Oscar Murillo di coinvolgere Claude Monet in questo progetto, che ha tradotto la luce e il paesaggio in opere amate dai colori radiosi, è una mossa congeniale. Non solo riesce ad ampliare il proprio quadro di riferimento, ma anche ad avvicinarsi all'idea di una comunità umana universale attraverso immagini e atti che vivono nel nostro immaginario collettivo».

Alessia De Michelis, 04 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

A Potsdam Oscar Murillo e il museo come organismo permeabile | Alessia De Michelis

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