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Alison Knowles, «Celebration Red», 1994-2016, Pittsburgh, Carnegie Museum of Art

Courtesy du Carnegie Museum of Art

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Alison Knowles, «Celebration Red», 1994-2016, Pittsburgh, Carnegie Museum of Art

Courtesy du Carnegie Museum of Art

A Saint-Étienne la prima grande retrospettiva in Francia di Alison Knowles

Il MAMC+ riunisce un centinaio tra installazioni, partiture di eventi, sculture e materiali d’archivio, dell’artista newyorkese, unica donna tra i membri fondatori del movimento Fluxus

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Il MAMC+, il museo d’arte moderna e contemporanea di Saint-Étienne, ospita, dall’8 novembre al 15 marzo 2026, la prima grande monografica in Francia dedicata a Alison Knowles, pioniera dell’avanguardia sperimentale del secondo dopoguerra e unica donna tra i membri fondatori del movimento Fluxus. La mostra «Alison Knowles. Una retrospettiva», curata dalla storica dell’arte statunitense Karen Moss e da Alexandre Quoi, responsabile del dipartimento scientifico del MAMC+, riunisce un centinaio di opere tra installazioni, libri d’artista, partiture di eventi, sculture e materiali d’archivio, restituendo un ampio ritratto dell’artista newyorkese, recentemente scomparsa. 

Nata a Scarsdale, nel 1933, nello Stato di New York, Knowles ha studiato illustrazione al Pratt Institute di Brooklyn, prima di perfezionarsi nella pittura con maestri come Josef Albers e Adolph Gottlieb alla Syracuse University. All’inizio degli anni Sessanta, dopo l’incontro determinante con l’artista Dick Higgins (che diventerà suo marito) e il musicista sperimentale John Cage, Alison Knowles si allontana dalla pittura astratta e aderisce all’avanguardia artistica newyorkese, partecipando sin dagli inizi alla fondazione del gruppo Fluxus, la comunità internazionale di artisti, poeti e musicisti guidata da George Maciunas che intendeva sovvertire le convenzioni dell’arte, portandola fuori dai musei. 

La retrospettiva del MAMC+ segue un percorso crono-tematico. Le prime sale raccontano l’influenza dell’Espressionismo astratto e la svolta avvenuta proprio sotto l’influenza di Cage. Sono esposti lavori storici come «Taxis and Busses» (1959-60) e «Room» (1960-61). Seguono le sezioni dedicate ai Festival Fluxus, le prime esperienze europee del 1962-63, a cominciare dalla rassegna di Wiesbaden, in Germania, e poi le esperienze newyorkesi dei Fluxhall Concerts, con le prime performance pubbliche nella strada o nei caffè del Greenwich Village. «Considero le attività quotidiane come atti straordinari», scriverà Alison Knowles. Le sue performance nascono infatti da gesti elementari. Varie serie fotografiche documentano alcune opere emblematiche di questi anni, come «Proposition #2: Make a Salad», in cui l’artista prepara una gigantesca insalata insieme al pubblico, trasformando la cucina in performance collettiva, e «Nivea Cream Piece», entrambe del 1962. La mostra presenta anche «The Big Book» (1966), il monumentale libro abitabile in cui il pubblico è invitato a «sfogliare» stanze e oggetti domestici (qui è allestito anche il film di Dick Higgins sulla prima deambulazione del pubblico nell’installazione originale), e «The House of Dust» (1967), primo esempio di poesia generata al computer, in collaborazione con il compositore James Tenney. Il MAMC+ realizzerà nel 2026, in collaborazione con l’École nationale supérieure d’architecture de Saint-Étienne e l’Università di Stoccarda, una nuova versione abitabile nel centro cittadino. 

Tra le opere di Alison Knowles degli anni Settanta, spicca poi «Leone d’Oro» (1978), una serie di 18 serigrafie racchiuse in una scatola, realizzate con impronte di suole bruciate ed etichette di cassette di arance siciliane trovate sulla spiaggia di Napoli. Pubblicata dall’editore e collezionista Francesco Conz, figura fondamentale per la diffusione di Fluxus in Italia, l’opera celebra il potere magico degli oggetti poveri. La parte finale della mostra si concentra sui decenni successivi, presentando sculture, installazioni e lavori su carta che proseguono l’indagine sui materiali naturali e le pratiche del quotidiano, come nella serie «Bread and Water» (1992-95), in cui Knowles osserva come le crepe sulla crosta del pane appena sfornato ricordino il corso dei fiumi sulle carte geografiche. L’artista mappa queste corrispondenze e realizza stampe con la tecnica della cianotipia, in cui le venature del pane diventano corsi d’acqua. Seguono le opere sonore come «Bean Gardens» (1975) e «Gentle Surprises for the Ear» (1975), che trasformano il pubblico in interprete. La mostra raggiungerà la Nikolaj Kunsthal di Copenaghen nella primavera del 2026.

Alison Knowles nel suo studio, New York, 1959-60 ca, Estate of Dick Higgins and Pari & Dispari/Rosanna Chiessi Historical Photographic Archive

Luana De Micco, 05 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

A Saint-Étienne la prima grande retrospettiva in Francia di Alison Knowles | Luana De Micco

A Saint-Étienne la prima grande retrospettiva in Francia di Alison Knowles | Luana De Micco