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Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliIn tempo per la festa che si celebra il 21 novembre ininterrottamente ogni anno dal 1630 come ringraziamento alla Vergine per la fine dell’epidemia di peste, sono stati smontati i ponteggi che occultavano la Basilica della Salute, straordinario edificio barocco che domina Punta della Dogana commissionato come ex voto a Baldassarre Longhena in quello stesso anno e inaugurato nel 1687. In mezzo a un tripudio di luci colorate è stata festeggiata la conclusione del restauro delle facciate della Basilica (tutte e tre e non solo la principale come inizialmente stabilito nel 2021) e della Biblioteca monumentale del Seminario patriarcale.
È invece ancora in corso il cantiere sulla pavimentazione «che presenta dissesti significativi e una disgregazione della parte marmorea importante», come ha spiegato il vicario episcopale per gli affari economici della Diocesi Fabrizio Favaro. L’intervento, che ha impegnato venti restauratori per tre anni (uno più del previsto) è frutto della collaborazione tra Seminario, Ministero e Comune di Venezia, «un importante gioco di squadra e di cooperazione tra enti e associazioni, tra pubblico e privato» lo ha definito l’assessore al Turismo Simone Venturini.
Tre milioni e mezzo il costo dell’intervento sulle facciate, «in parte affrontato grazie alle offerte di fedeli e alle raccolte di comitati privati, in parte grazie al bonus facciate (2 milioni di euro) e in parte grazie ai cartelloni pubblicitari (770mila euro) affissi sui 12mila metri quadrati di ponteggi, spiega don Gianmatteo Caputo, responsabile dei beni culturali della Curia patriarcale. Sebbene abbia suscitato discussioni e critiche, la scelta di ricorrere alla pubblicità è stata necessaria e fondamentale. È stata comunque controllata sia dal punto di vista dei contenuti sia da quello estetico e i cartelloni, sono stati rimossi nei periodi delle principali festività religiose. Il restauro della Basilica, organismo molto complesso e caratterizzato da molti corpi aggettanti, è stato articolato: sono emersi aspetti problematici con effetto a catena, cosa che ha fatto prolungare l’intervento atteso da anni e affrontato grazie al concorso di varie forme di finanziamento, compreso l’8 per mille alla Cei. L’intervento ha anche risolto alcune questioni legate alla statica dell’edificio e alla sicurezza, come nel caso della scalinata monumentale di accesso, coinvolgendo anche il portone (più di 300mila euro), i campanili (90mila euro). A latere è stato effettuato anche l’intervento sulla biblioteca (450mila euro), preziosa per la città, ma chiusa da anni, composta da diversi fondi bibliotecari che si estendono a tanti generi, dalla letteratura alle scienze ai viaggi, e che comprendono, solo per fare un esempio, tutta l’opera di Lutero. Dei 120mila volumi della biblioteca più di 30mila quelli aggrediti da muffe, parassiti e funghi che sono stati sottoposti a un trattamento di sanificazione».
I restauri ancora in corso sono solo parzialmente coperti dai fondi finora raccolti per cui il cantiere avanzerà parallelamente alla copertura della spesa necessaria, quantificata in 450mila euro per gli infissi e 330mila euro per il pavimento della rotonda centrale. Qui sono già state effettuate indagini diagnostiche che hanno evidenziato i problemi derivati dall’uso del cemento nel precedente restauro risalente agli anni Sessanta. Il cantiere pilota ha intanto fermato il degrado. Poiché non sono previsti fondi pubblici, la copertura economica sarà reperita internamente dal Patriarcato, anche tramite le offerte e gli introiti derivati dalle visite guidate.

Una veduta della Biblioteca monumentale del Seminario patriarcale durante l’inaugurazione a fine restauro
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