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Addio a Brigitte Bardot, scomparsa a 91 anni l’attrice icona del cinema francese

La morte dell’attrice parigina chiude una delle traiettorie più luminose e  contraddittorie del Novecento europeo, passata dalla centralità dell’immagine alla sua radicale messa in discussione, ha attraversato cinema, costume, politica dell’immagine e attivismo, lasciando un’impronta che va ben oltre lo schermo

Rosalba Cignetti

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Nata a Parigi nel 1934, Brigitte Bardot arriva al cinema quasi per deviazione, dopo una formazione nella danza classica e le prime fotografie di moda. È però Et Dieu… créa la femme (1956) a trasformarla in un fenomeno globale: non soltanto una star, ma un nuovo paradigma visivo. Il suo corpo, il suo modo di muoversi e di occupare lo spazio rompono con l’iconografia femminile precedente e diventano una grammatica immediatamente riconoscibile, che il cinema, la fotografia e la pubblicità assorbono e replicano. Negli anni Sessanta Bardot è al centro di un sistema di immagini che dialoga direttamente con l’arte, dal pop alla fotografia di moda, diventando soggetto e insieme superficie simbolica. Cresciuta in un ambiente borghese, studia danza classica prima di avvicinarsi alla moda e alla fotografia. L’esordio cinematografico è nei primi anni Cinquanta, ma sarà appunto Et Dieu… créa la femme (1956), diretto da Roger Vadim, a darle una notorietà immediata e internazionale. Negli anni successivi lavora con alcuni dei principali registi europei, tra cui Louis Malle, Claude Autant-Lara, Henri-Georges Clouzot, Jean-Luc Godard, alternando produzioni francesi e italiane. Tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta interpreta oltre quaranta film, diventando una delle attrici europee più riconoscibili a livello globale. Parallelamente sviluppa un’intensa esposizione mediatica che coinvolge moda, fotografia, musica e pubblicità, contribuendo alla diffusione di un’immagine femminile nuova, ampiamente riprodotta dalla stampa internazionale. Nel 1963 recita in Le Mépris di Godard, film che segna uno dei punti di contatto più evidenti tra il suo percorso e il cinema d’autore francese. Negli ultimi decenni vive prevalentemente a Saint-Tropez, lontana dalla vita mondana e dal sistema cinematografico. La sua immagine, tuttavia, continua a circolare come riferimento centrale dell’immaginario visivo del secondo Novecento, oggetto di studi, mostre, citazioni artistiche e riedizioni editoriali.

Brigitte Bardot con Salvador Dalì

Emblematico della sua posizione laterale è il suo rapporto con la Nouvelle Vague. Bardot non ne fa parte in senso stretto, ma ne incrocia il clima culturale e ne anticipa alcune rotture sul piano del corpo e del costume. L’incontro con Jean-Luc Godard in Le Mépris (1963) chiarisce questa ambivalenza: Bardot è al centro del film come immagine critica, corpo esposto e insieme interrogato, usato consapevolmente per riflettere sullo sguardo, sull’industria e sul desiderio. Non un’attrice «nouvelle vague», dunque, ma una figura che ne attraversa l’immaginario restando esterna al suo canone. Dopo i matrimoni con Roger Vadim e Jacques Charrier, nel 1966 sposa Gunter Sachs, industriale, fotografo e collezionista d’arte contemporanea. Il matrimonio la mette in relazione diretta con ambienti internazionali legati all’arte, alla fotografia e al collezionismo, in un contesto che comprende artisti del Nouveau Réalisme e protagonisti della Pop Art. Sachs è una figura chiave del jet set culturale europeo: vicino agli artisti del Nouveau Réalisme, amico di Andy Warhol, collezionista di opere di Roy Lichtenstein, Jean Tinguely, Niki de Saint Phalle, Yves Klein. Attraverso di lui Bardot entra in contatto diretto con un ambiente in cui cinema, arte contemporanea, fotografia e mondanità internazionale si sovrappongono senza gerarchie. Anche se non fu mai una collezionista in senso stretto, la sua immagine circola in quegli stessi circuiti, diventando a sua volta oggetto di appropriazione, citazione e mito visivo. Il matrimonio termina nel 1969. L’ultimo matrimonio, con Bernard d’Ormale, risale al 1992.

Brigitte Bardot ritratta da Andy Warhol

Nel 1973, all’età di 39 anni, Bardot annuncia il ritiro definitivo dal cinema. A partire dagli anni Settanta riduce drasticamente le apparizioni pubbliche e si dedica in modo esclusivo alla difesa degli animali. Bardot sceglie di sottrarsi allo sguardo pubblico proprio nel momento in cui la sua immagine è più consolidata, congelandola in una sorta di eterno presente iconico. Da quel momento in poi concentra tutte le proprie energie nella difesa degli animali, fondando nel 1986 la Fondation Brigitte Bardot, con sede in Francia, attiva nella protezione degli animali e nella promozione di campagne internazionali contro la caccia, il traffico e il maltrattamento.. Un impegno assoluto, spesso radicale, che negli anni le attira consensi ma anche polemiche, senza però scalfire la coerenza di una scelta di vita totale. Figura irripetibile e difficilmente addomesticabile, Brigitte Bardot resta un caso unico di passaggio dall’immagine al rifiuto dell’immagine, dal cinema alla militanza, dalla centralità mediatica all’isolamento. Un’icona che ha segnato profondamente l’immaginario visivo del secondo Novecento e che continua a interrogare il rapporto tra celebrità, arte e responsabilità individuale.

Rosalba Cignetti, 28 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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