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Erin Lawlor con David Anfam ad un firmacopie nel 2023

Foto via Instagram

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Erin Lawlor con David Anfam ad un firmacopie nel 2023

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Addio a David Anfam

L’artista Erin Lawlor ricorda il periodo trascorso con lo storico dell’arte che ha scritto testi fondamentali su artisti come Mark Rothko e ha offerto un sostegno critico alla generazione successiva

Erin Lawlor

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David Anfam, studioso, gentiluomo, paroliere ed epicureo, è morto il 21 agosto a Londra. I suoi risultati nel campo della storia dell’arte sono stati di così ampia portata che è difficile accettare la sua scomparsa a soli 69 anni.

Personalmente, non riesco a ricordare un momento in cui non fossi a conoscenza del suo lavoro. Il suo libro sull’Espressionismo astratto per la collana «World of Art» della casa editrice Thames and Hudson è diventato un punto fermo sin dalla sua prima pubblicazione nel 1990. Poi, negli anni successivi, le sue continue esplorazioni dell’arte americana del XX secolo, dal catalogo ragionato di Mark Rothko (1998), impegno decennale, al suo importante lavoro al Clyfford Still Museum di Denver, sia prima sia dopo la sua apertura nel 2011, hanno cementato la sua reputazione di figura essenziale nel settore.

Uno studioso della vecchia scuola

Ex allievo del Courtauld Institute di Londra (la sua tesi di dottorato sotto la guida di John Golding era incentrata sull’opera di Clyfford Still), era uno studioso della vecchia scuola, rigoroso e ponderato, con un amore e un rispetto per la parola scritta sempre evidenti nella sua vasta e variegata produzione, così come durante il periodo in cui è stato redattore presso la casa editrice Phaidon. Nel corso della sua vita ha collaborato con numerose istituzioni e gallerie importanti, curando mostre come l’ambiziosa rassegna sull’Espressionismo astratto tenutasi alla Royal Academy of Arts nel 2016. Fin dall’inizio è stato un costante e fedele sostenitore e amico del Rothko Museum di Daugavpils, in Lettonia (fondato nel 2013, Ndr). 

David ha lavorato a stretto contatto con gli artisti, scrivendo e curando per contemporanei come Lynda Benglis e Bill Viola, e più recentemente Piero Dorazio. È stato di grande sostegno per una giovane generazione di pittori, me compresa. Con una ricerca costante e attenta, si rivolgeva a Internet quando il lavoro di un artista catturava la sua attenzione. Allo stesso modo, non ha mai esitato a sostenere gli artisti quando era importante, e a tal fine ha viaggiato molto fino all’ultimo.

Ho avuto il privilegio di incontrare David poco prima della pandemia, una visita in studio prima dell’isolamento per entrambi, e siamo rimasti in contatto durante lo strano anno che è seguito, legando per merito della pittura, naturalmente, ma anche per l’amore condiviso per T. S. Eliot e poi, meno felicemente, per le nostre concomitanti diagnosi di cancro durante quei mesi isolati.

Una figura immediatamente affabile

In studio, David presentava una figura sartorialmente improbabile ma immediatamente affabile, e la sua attenzione in risposta al mio lavoro era generosa e ponderata. Il testo che ha scritto per la mia mostra alla Vigo Gallery l’anno scorso è stato un classico di David: una raccolta erudita e precisa di una miriade di fili culturali, con note a piè di pagina lunghe quasi quanto il testo e ognuna dal tono deliziosamente personale.

Negli ultimi anni David era diventato un accanito lettore di sms: sembrava apprezzare l’immediatezza di questo dialogo scritto, soprattutto quando era diventato più duro d’orecchi. Tra una cena e l’altra ricevevo brevi aggiornamenti sui suoi viaggi: la sua amata Italia, New York, il Messico e naturalmente Daugavpils. Sembrava a volte perplesso per l’attuale mercato dell’arte e per la scena delle gallerie, ma si dilettava come sempre con le persone, con il buon cibo, con vini bianchi molto particolari e con una riorganizzazione ossessiva della sua collezione di libri.

Aveva un amore particolare per le pietre preziose e la pittura su di esse, e un piacere quasi infantile per tutto ciò che riguardava James Bond. Tuttavia, nonostante i suoi numerosi interessi e i suoi numerosissimi amici, David sentiva profondamente, e quotidianamente, la mancanza del suo compagno di vita Fred, di cui spesso evocava il ricordo e il sostegno.

Una generosità di spirito

Ho cenato con David un’ultima volta all’inizio dell’estate: era appena tornato da Venezia, di buon umore, pieno di progetti e avidamente curioso dei suoi ospiti e di tutti gli aspetti della loro vita. La sua mente brillante era costantemente alla ricerca di connessioni attraverso e tra le discipline.

È questa curiosità e attenzione, gentilezza e generosità di spirito, che, al di là dello straordinario corpo di studi e di scritti che David lascia, ricorderò.

Erin Lawlor, 28 agosto 2024 | © Riproduzione riservata

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