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Jimmy Carter in tempi recenti

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Jimmy Carter in tempi recenti

Addio a Jimmy Carter

Coltivatore di arachidi, di confessione protestante battista, originario di Plains, nella Georgia del sud, era anche un ritrattista dilettante. Ha avuto un profondo impatto culturale quando fu presidente degli Stati Uniti

David D'Arcy

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Jimmy Carter, presidente degli Stati Uniti dal 1977 al 1981 e statista per quattro decenni, è morto nella sua città natale a Plains, in Georgia. All’inizio del 2023 aveva scelto di rinunciare a ulteriori cure per il cancro ed è entrato in hospice, dove la moglie Rosalynn lo ha raggiunto poco prima di morire nel novembre 2023.

Se Carter, proveniente dai campi di arachidi della Georgia, non è stato «il più grande ex presidente d’America», come molti lo hanno definito, è stato il più visibile per molto tempo. Sincero e schietto, l’insegnante che lavorava ancora alla scuola domenicale e annoverava Bob Dylan tra i suoi amici, era un precorritore nella difesa in tutto il mondo dei diritti umani. Ingegnere nucleare, è stato tra i primi a mettere in guardia dalle minacce all’ambiente. Durante la sua presidenza, al proprio fianco ha scelto un numero di donne maggiore rispetto ai suoi predecessori e ha lavorato per la pace in Medio Oriente, riuscendo negli accordi di Camp David con Israele ed Egitto, ma non in quelli con Israele e Palestina.

Pur non essendo centrale il ruolo della cultura nella sua politica, l’impatto di Carter dopo il Watergate fu ampiamente positivo, e in alcuni casi rivoluzionario. Nel 1978 inaugurò l’ala est della National Gallery of Art di Washington, un imponente blocco di vetro e acciaio, progettato da I.M. Pei, in grado di lanciare l’architettura moderna in una città stagnante. All’inaugurazione del museo, Carter dichiarò: «Non abbiamo un Ministero della Cultura in questo Paese, e spero che non lo avremo mai. Non abbiamo un’arte ufficiale, e prego che non l’avremo mai. Per quanto un Governo possa essere democratico, per quanto risponda ai desideri del suo popolo, non può mai essere suo compito definire esattamente ciò che è buono, vero o bello. Dovrebbe limitarsi a nutrire il terreno in cui l’arte e l’amore per l’arte possono crescere».

L’apertura di Jimmy Carter all’arte e alla musica

L’apertura di Carter a un vasto settore dell’arte e della musica è stata la sua eredità culturale duratura. «L’ho definito il soggetto più somigliante a un uomo del Rinascimento che abbiamo avuto alla Casa Bianca in tempi moderni», ha dichiarato Stuart E. Eizenstat, consigliere capo di Carter per la politica interna dal 1977 al 1981. Sotto Carter, il Congresso raddoppiò il budget del National Endowment for the Arts (Nea), l’ente statunitense più prossimo a un’idea europea del Ministero della Cultura. Dopo che Carter lasciò l’incarico, l’arte finanziata dal Nea, che la destra cristiana e i suoi alleati consideravano oscena, alimentò una guerra culturale che infuria tuttora. Nel 1979 il reverendo Jerry Falwell fondò la Moral Majority per far leva sul risentimento dei Cristiani evangelici del sud che avevano dato al georgiano una vittoria risicata nel 1976. Il voto cristiano rimandò Carter in Georgia dopo un solo mandato.

Nel 1980, Carter firmò una legge per la realizzazione di un Vietnam Veterans Memorial progettato da Maya Lin: un’austera lastra di marmo nero con i nomi di uomini americani morti in una guerra brutale e divisiva. Carter non era più al governo quando fu commissionato il progetto di Lin (un'altra struttura moderna di spicco a Washington), ma il progetto che aveva contribuito a lanciare resistette alle aspre critiche. Oggi è un luogo raro che, facendo eco all’apertura di Carter, attira visitatori di ogni estrazione politica. In questo spirito, il primo giorno del suo mandato, Carter emanò un’amnistia per i renitenti alla leva e gli esiliati statunitensi.

Come la campagna presidenziale di Jimmy Carter ha sfruttato la sua immagine

Il semisconosciuto Jimmy Carter emerse come candidato alla presidenza nel 1975. Allora era più facile vedere ciò che l’arte faceva per lui, piuttosto che il contrario. In un panorama statunitense saturo di loghi e volti commerciali, la campagna di Carter sfruttò la sua immagine come una Brillo Box di Warhol. Era fotografato a bruciapelo, con un sorriso insolitamente largo tutto denti e occhi blu penetranti. Il suo «brand» aveva uno squillante fervore religioso. Pur non essendo un collezionista d’arte, Carter fece amicizia con musicisti come Willie Nelson, Greg Allman, Marshall Tucker e Stephen Stills, e affermò di essere un lontano cugino di Elvis Presley, che sarebbe diventato un suo fan. Un altro amico era Bob Dylan, al quale Carter diede alcune dritte quando Dylan considerò di convertirsi al cristianesimo.

Carter ottenne credibilità «controculturale» quando il giornalista Hunter S. Thompson («Fear and Loathing on the Campaign Trail», 1976), si entusiasmò dopo aver sentito questo battista georgiano deplorare il ruolo degli avvocati nella società statunitense. Carter sopravvisse in qualche modo alle lodi di Thompson e a un’intervista del 1976 con «Playboy» in cui il pio uomo ammise di «desiderare le donne» nel suo cuore.

Gli artisti furono attratti da Carter e realizzarono manifesti per la campagna elettorale del 1976. Warhol si recò a casa di Carter, in Georgia, e realizzò tre ritratti. «Jimmy Carter I» era un collage di foto del candidato in uno stato d’animo pensoso, con colori primari che anticipano il ritratto «Hope» di Barack Obama di Shepherd Fairey. Fu realizzata una serie di 50 esemplari dell’opera, venduti a mille dollari l’uno. Oltre agli altri due ritratti, Warhol si fermò a lungo a Plains per ritrarre la madre di Carter, Lillian, e altri parenti. «Erano molto normali. Andavamo molto d’accordo .... Jimmy Carter mi regalò due grandi sacchi di noccioline che ha autografato. Questo ha fatto sì che l’intero viaggio valesse la pena», ha detto Warhol. Nel 1980, poi, Warhol abbandonò Carter e realizzò un ritratto di Ted Kennedy, che sfidò Carter per la nomina di presidente del Partito Democratico.

Warhol e Rauschenberg realizzano le «Inaugural Impressions» di Jimmy Carter

Per la vittoria di Carter nel 1977, il portfolio «Inaugural Impressions» presentava opere degli artisti che avevano sostenuto la sua campagna elettorale: Warhol, Jacob Lawrence, Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein e Jamie Wyeth.

Tuttavia, l’uomo dalla forte sensibilità musicale spesso non ne aveva per la politica, manifestando disagio per le operazioni di tattica. Il santerellismo e la precisione da ingegnere non lo aiutarono. Alla fine del suo mandato, gli ostacoli (l’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse, l’invasione sovietica dell’Afghanistan e la lunga prigionia degli ostaggi statunitensi nell’ambasciata americana di Teheran) lo avevano sopraffatto.

Jimmy Carter restituisce la Corona di Santo Stefano all’Ungheria

I critici di Carter lo avevano già attaccato nel 1978 per aver ordinato la restituzione all’Ungheria della Corona di Santo Stefano, gioiello dell’XI secolo che l’esercito ungherese aveva consegnato alle forze statunitensi nel 1945 prima che le truppe sovietiche potessero impossessarsene. Quando i nazionalisti ungheresi emigrati e gli antagonisti della Guerra Fredda protestarono all’idea di restituirla a un Paese comunista, Carter disse di aver inviato la Corona da Fort Knox per premiare i progressi dell’Ungheria in materia di diritti umani. La restituzione, un primo esempio del caso, solleva ancora oggi interrogativi sugli oggetti che Carter avrebbe potuto restituire in un secondo mandato. «Egli comprendeva il significato culturale e artistico di ciò che era stato razziato durante la guerra», ha detto Eizenstat, che in seguito avrebbe guidato gli sforzi degli Stati Uniti per la restituzione dell’Era dell’Olocausto. «Penso che avrebbe continuato a farlo per qualsiasi cosa in nostro possesso».

Ciò che Carter fece per l’arte

Oggi è a malapena ricordato il suo Comprehensive Employment Training Act, un’ampia iniziativa finanziata a livello federale e il maggior programma di lavoro per gli artisti dai tempi della Works Progress Administration (Wpa) degli anni Trenta. Dal 1974 al 1981 gli artisti sono stati pagati per lavorare quattro giorni alla settimana in organizzazioni locali e un giorno alla settimana nei loro studi. Nato come strategia di mecenatismo repubblicano, il Ceta finì per sostenere migliaia di artisti in tutti gli Stati Uniti durante gli anni di Carter, tra cui la scultrice Ursula von Rydingsvard, il regista Spike Lee, i fotografi Dawoud Bey e Larry Racioppo e l’artista Judy Baca. Gli oppositori hanno ridicolizzato quello che definivano un programma «di lavoro» e il Ceta si affievolì sotto l’amministrazione Reagan dopo il 1981.

I suoi punti deboli

La retorica morale di Carter lo rendeva un leader facile da attaccare. «Lo stile di leadership di Carter era ed è di natura più religiosa che politica. Era ed è un leader morale più che un leader politico», ha ricordato il suo ex «speechwriter» Hendrik Hertzberg in una conferenza del 1999 sul suo personaggio. Prima che Anwar Sadat venisse assassinato nel 1981 per aver fatto la pace con Israele a Camp David, scrisse un biglietto in cui diceva: «Jimmy Carter è il mio migliore amico sulla terra... Brillante e profondamente religioso, ha tutti i meravigliosi attributi che lo hanno reso inetto nel trattare con i furfanti che governano il mondo».

La sua eredità

Come ex presidente, non avendo bisogno di elettori o alleati, Carter ha girato il mondo costruendo case, monitorando le elezioni, combattendo malattie tropicali e incontrando dittatori. Nel 2002 vinse pertanto il Premio Nobel per la pace.

Nella sua casa di Plains, in Georgia, Carter scrisse più di 30 libri, costruì mobili in legno e tornò a dipingere a olio, hobby che aveva iniziato a praticare durante il servizio nella Marina degli Stati Uniti dal 1946 al 1953. Una scena festosa che lo ritrae con Menachem Begin e Sadat mentre festeggia Camp David sembra un disegno di un bambino eccitato, ma i ritratti di sua madre e di una giovane e timida Rosalynn mostrano una tenera sensibilità. I suoi quadri non sono stati venduti da Sotheby’s, ma uno ha superato il milione di dollari a un’asta a favore del Carter Center di Atlanta.

David D'Arcy, 30 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

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