«LL Cool J, Cut Creator, and Brian Latture, New York City» (1987) di Janette Beckman

© Janette Beckman

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«LL Cool J, Cut Creator, and Brian Latture, New York City» (1987) di Janette Beckman

© Janette Beckman

Al Foam di Amsterdam i ribelli di Janette Beckman

L’artista britannica ha fotografato i più importanti movimenti underground e di protesta degli ultimi quarant’anni, dagli albori del punk londinese a Black Lives Matter

Un’ode ai sovversivi, ai rivoluzionari e ai provocatori. Il sottotitolo alla mostra «Rebels», ospitata al Foam dal 10 maggio all’8 settembre, racchiude la cifra stilistica della carriera di Janette Beckman (Londra, 1959), spesa a fotografare i protagonisti di alcuni dei più importanti movimenti underground e di protesta degli ultimi quarant’anni. Dagli albori del punk londinese e dell’hip-hop newyorkese a cavallo fra anni Settanta e Ottanta, fino alle più recenti manifestazioni anti Trump e al Black Lives Matter. 

Prima grande retrospettiva dedicata all’artista, «Rebels» fa luce (attraverso fotografie, provini a contatto e copertine di vinili) su artisti famosi e persone comuni che hanno sfidato la società per creare nuovi codici e stili in campo musicale e politico. Non ancora ventenne Beckman si avvicina ai gruppi della prima ondata punk rock britannica, di lì a breve destinati a diventare leggende del panorama musicale internazionale. Le sue fotografie ai Clash e ai Sex Pistols sono pubblicate sulle più celebri riviste di settore come «The Face» e «Melody Maker», forse il primo settimanale di musica della storia. Per The Police firma le copertine di tre album, fra cui quello di esordio «Outlandos d’Amour» nel 1978. 

L’interesse rivolto ai gruppi sociali della cosiddetta subcultura (o controcultura) va di pari passo con un impegno personale a sostegno della giustizia sociale, dell’attivismo politico e della cultura giovanile. Così nei primi anni Ottanta si trasferisce a New York per catturare la nuova energia dei pionieri della scena hip-hop come Run DMC, Slick Rick, Salt-n-Pepa, Grand Master Flash e LL Cool J. I ritratti che Beckman realizza in questi anni non solo restituiscono in chiave documentaria dei mondi «ribelli» in fermento, ma si rivelano in grado di plasmare il nostro immaginario odierno su quelle esperienze culturali ormai mitiche.   

La mostra vuole omaggiare anche i soggetti dei lavori più recenti della fotografa, a dimostrazione dell’impatto sociale ampio e trasversale del suo lavoro. Da una parte i manifestanti anti Trump e gli attivisti del movimento Black Lives Matter, che per le strade d’America rivendicano la liberazione degli afroamericani e il diritto a ogni tipo di diversità. Dall’altra i brand di lusso come Gucci e Dior, che influenzati dalle sue fotografie commissionano a Beckman iconici servizi di moda capaci anch’essi di raccontare le subculture del nostro tempo. 

Mario Alberto Ratis, 08 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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