È una mostra insolita e curiosa, quella proposta fino al 4 maggio dal MaXXI L’Aquila, che mette letteralmente in scena un inedito dialogo fra immagini e oggetti, da un lato rappresentativi di segni della cultura popolare, dall’altro dell’arte contemporanea, chiamata a rappresentare l’oggi, il presente, il futuro. La mostra «Terreno. Tracce del disponibile quotidiano» necessita di tempo per essere bene osservata e coglierne il messaggio di «continuità» che, nell’accostamento fra reperti e manifestazioni artistiche contemporanee, intende trasmettere, quale valore universale di un’umanità che da sempre si esprime, racconta la propria storia, attraverso gli oggetti che lascia dietro di sé.
Curata da Lisa Andreani, la mostra prende spunto da una definizione di Gianni Celati, scrittore, traduttore e regista, circa il «disponibile quotidiano», un mondo che esplora l’ovvio della vita, ciò che viene dato per scontato, in una prospettiva periferica dove, tuttavia, le cose semplici restano sempre le più preziose. Fra opere delle Collezioni del Museo e documenti dal Museo delle Civiltà di Roma, le relazioni in gioco sono innumerevoli, testimoniate proprio dalle connessioni create dagli artisti in mostra. Innanzi tutto, l’opera sonora di Ramona Ponzini (durante l’opening l’artista ha realizzato live la performance), il cui suono di dati geologici forniti dall’Università degli Studi dell’Aquila, suoni che si diffondono lungo il percorso, aiuta il visitatore a immergersi in una dimensione conosciuta, proprio quella della quotidianità, fatta di oggetti comuni, come ad esempio il gruppo di cesti del Museo delle Civiltà che, insieme a piccole fiscelle in ginestra abruzzesi, dialogano con «Dinosaurus», una grande forma di pane con l’aspetto di un dinosauro che aveva realizzato Ezio Gribaudo. Altra connessione è quella di Enzo Mari, sul tema del terreno, in questo caso del Vesuvio, i cui progetti, realizzati con il collettivo Continuum, insieme a un articolo dedicato al Museo Immaginario delle Isole Eolie allestito da Bruno Munari nel 1955 a seguito dell’esplorazione di un sito archeologico abbandonato, si accostano alle immagini raccolte dall’antropologa Annabella Rossi durante la sua indagine a Rocca San Felice.
Inutile sottolineare il tema legato all’attività umana sotteso alla proposta, che si evidenzia in uno stato potentissimo di energia, metafora della potenza umana, anche quella distruttrice. Ancora, molto interessante la stanza dedicata a Gianfranco Baruchello e alle tavole progettuali di Agricola Cornelia S.p.A. il suo progetto artistico, economico, zootecnico e agricolo sviluppato tra il 1973 e il 1981 che mette in luce non solo un particolare momento della storia ma anche la tensione del momento fra politica, natura e agricoltura. I nomi in mostra sono molti: Formafantasma, Luigi Ghirri, Ana Mendieta, Moira Ricci, Susan Sontag, Superstudio, Luca Trevisani, Nico Vascellari, tanto per citarne alcuni, ciascuno perfettamente calato in un discorso fra passato, presente e futuro, ciascuno socialmente impegnato con il proprio lavoro a sollecitare attenzione al quotidiano. In ciò risiede il valore della mostra, l’aver messo in luce come l’arte contemporanea abbia saputo e sappia vedere in ciò che la circonda elementi di bellezza, pericoli, disagi, possa essere un aiuto a scrutare l’invisibile, a riconosce il brutto o il bello che ci appartiene. Chiude il percorso «Previsioni del tempo» di Luca Vitone, quale elemento poetico che lascia allo spettatore opportunità di riflessioni imprevedibili. La mostra di fatto è nel suo complesso un’opera aperta.