Proprio come per Antoine-Laurent Lavoisier, fautore di questa massima, anche per l’artista Robin Lopvet (Vosges, 1990) «nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma». Contraddistinti da un’essenza parodistica, i suoi collage fotografici manifestano la volontà di «raccogliere, smontare, mescolare e rimettere insieme» le forme e i materiali del mondo, Lopvet racconta nella sua biografia. Piuttosto che appiattirsi di fronte allo spreco della società consumistica, il creativo francese si rifà alle idee di recupero e trasformazione per evidenziare il valore di ciò che, tanto materialmente quanto metaforicamente, già possediamo. È una filosofia che echeggia nelle opere da lui realizzate per la sua nuova personale, «Living Certosa», mostra open air pensata per tracciare l’evoluzione del distretto milanese attraverso la moltitudine di storie umane che lo rinvigoriscono.
Dal 16 aprile a fine giugno, una serie inedita di collage in grande formato si farà strada tra i volumi architettonici del Milano Certosa District per raccontare la riqualificazione di quest’ultimo in maniera tanto ironica e accattivante quanto personale. Curata da Kublaiklan, collettivo specializzato in installazioni fotografiche pubbliche e site-specific orientate alla democratizzazione del linguaggio visivo contemporaneo, l’esposizione si focalizzerà su artigiani, operai, ristoratori e altri membri della comunità locale in quanto protagonisti della rinascita dell’area. Allestite in un percorso urbano accessibile a tutti tra Piazza Cacciatori delle Alpi e via Varesina, le immagini di «Living Certosa» ritraggono la classe lavoratrice del luogo in un omaggio al loro inestimabile (e troppo spesso sottovalutato) contributo al distretto meneghino.
Se in passato il Milano Certosa District è stato svantaggiato dalla sua costituzione ibrida che, come spiega un recente articolo del Sole24 Ore, l’ha visto arrancare «a metà strada tra un residenziale con pochi servizi e spazi industriali-artigianali progressivamente dismessi», oggi il quartiere si prepara a un nuovo capitolo. Pianificato su circa 100mila mq per un valore di 500 milioni di euro, l’intervento che promette di riscriverne la storia in vista delle Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026 non vi porterà soltanto nuove abitazioni, ma anche numerosi uffici, spazi espositivi, ristoranti, negozi e aree verdi.
A fare da spartiacque tra il suo ieri e il suo domani saranno proprio i collage di Lopvet: solo in via Varesina, il tocco dell’artista si avvertirà sulla facciata della Fabbrica (ex Sandvik) al civico 184 e all’esterno del nuovo headquarter di Whirlpool al numero 204. Alla base del progetto, spiegano i curatori, la speranza di stimolare una riflessione «sulla capacità della fotografia di generare immagini visionarie che partono dalla realtà per discostarsene»: attraverso creatività, immaginazione e fantasia, l’arte di Lopvet sogna orizzonti alternativi capaci di restituirci una nuova quotidianità.